I padroni all’attacco dei diritti dei salariati (titolo originale)

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il testo non impegna la linea redazionale. Ticinolive è un portale di destra ma concede spazio anche alla sinistra.

Formuliamo una sola osservazione, che è la seguente. Il 25% di disoccupazione parziale (dato odierno; 40% nel Ticino) è enorme. Pensare (andando all’estremo) che si possano pagare tutti i salari quando non si produce più nulla è vivere nel mondo delle fate.

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Basterebbe leggere solo i titoli dei capitoli con i quali Avenir Suisse (l’officina di riflessione e proposte del padronato svizzero, portavoce di fatto semiufficiale del grande padronato) ha rilanciato, lo scorso 2 aprile, una serie di proposte per combattere la pandemia, per comprenderebbe quanto profondo sia l’attacco ai diritti dei salariati e quanto sarà feroce l’offensiva padronale che dobbiamo attenderci dopo la fine della pandemia.

immagine Pixabay

Già il titolo del documento non lascia dubbi: “accordare maggiore libertà alle imprese per lottare contro il coronavirus”; una rivendicazione perlomeno singolare in un paese nel quale la libertà economica delle imprese è praticamente assoluta, confermata da tutti i confronti internazionali tra economie concorrenti.

Ma, subito, comprendiamo quale sia l’obiettivo di simile dichiarazione: rimettere in discussione persino quelle minime e timide limitazioni decise dal Consiglio Federale nell’ambito della lotta alla pandemia; decisioni che, come affermato dallo stesso governo federale, hanno permesso all’80% del sistema produttivo svizzero di continuare a girare a pieno regime.

Eppure queste timide e limitate decisioni del Consiglio federale rappresenterebbero, agli occhi del padronato svizzero, “un attacco massiccio al diritto fondamentale, alla libertà economica”. Poco importa che sui circa 4 milioni di persone salariate attive in Svizzera, solo un quarto siano sottoposte al lavoro ridotto: il che significa che tutti gli altri lavorano, con tutte le conseguenze evidenti sul piano sanitario. Persino in quello che il padronato ritiene il fronte avanzato di questo “ostacolo” alla libertà economica, i dati dei rilevamenti informatici pubblicati in questi giorni confermano che il 49% delle persone si reca al lavoro. E la chiamano limitazione della libertà economica!

Ma veniamo ai capitoli di questo bel programmino di Avenir Suisse.

Per prima cosa si rivendica una, diremmo, a questo totale “flessibilità nella legge sul lavoro”, chiedendo, ad esempio, di considerare i salariati che consegnano a domicilio come indipendenti, in modo che essi sfuggano a qualsiasi limitazione della Legge sul Lavoro (LL). A doverne beneficiare, secondo Avenir Suisse, sono siti e servizi per consegne a domicilio come quello della Migros (Amigos). Inutile aggiungere che se questo passaggio allo statuto di indipendenti dovesse avvenire, sarebbe un passaggio definitivo che avrebbe poi conseguenze nefaste per coloro che lavorano nel settore. La cosiddetta economia digitale mostra, ancora una volta, su cosa è fondata: non sulla “modernità”, ma su rapporti di lavoro estremamente antichi, pre-contrattuali; ci viene in mente il titolo di un bellissimo libro di Pietro Basso “Tempi moderni, orari antichi” che ha indagato la stessa situazione a livello delle “moderne” forme di organizzazione del tempo di lavoro.

Ma è chiaro che non ci si accontenta, in materia di flessibilità, a questo solo aspetto. Si ricorda infatti che “vi sono altre regolamentazioni del mercato del lavoro che impediscono una lotta efficace contro la pandemia. L’eliminazione temporaneo – con un’adeguata compensazione, naturalmente – dei divieti di lavoro notturno e dei periodi di riposo non legati alla sicurezza potrebbe ridurre il numero di dipendenti che lavorano contemporaneamente e quindi facilitare il rispetto delle norme sulla distanza”. L’obiettivo è chiaro: redditività del lavoro e aumento dello sfruttamento. Ovvero quando il coronavirus è un alleato benvenuto alle strategie padronali di estrazione di plusvalore.

D’altronde

Un secondo importante asse rivendicativo è centrato sulla “flessibilità negli orari di apertura dei negozi”. Qui, l’obiettivo è di forzare i limiti fissati dai Cantoni (non vi sono regolamentazioni federali). La “teoria” è semplice: visto che la gente deve uscire per far la spesa, una maggiore estensione degli orari di apertura permetterebbe di diluirne la presenza e sarebbe un “contributo” ad evitare del diffondersi della pandemia.

Peccato che le cose non funzionino in questo modo, come ha dimostrato in passato l’estensione degli orari di apertura in alcuni cantoni. Estensioni che non fanno altro che aumentare il numero dei clienti e, soprattutto, non permettono assolutamente di modificare le abitudini d’acquisto.

Le proposte padronali sono anche qui nette: “Nell’attuale situazione di crisi, è indispensabile che i Cantoni si avvalgano del margine di manovra offerto loro dalla legislazione federale sugli orari di apertura dei negozi. Questo significa in termini concreti:

  • Nessuna restrizione sugli orari di apertura dei negozi nei giorni lavorativi (dal lunedì al sabato) tra le 00 e le 23.00
  • Interpretazione flessibile del criterio dell’indispensabilità tecnica ed economica come motivo di deroga al lavoro notturno tra le 23.00 e le 06.00 del
  • Revoca temporanea del divieto di apertura dei negozi la domenica, i giorni di riposo ufficiali e i giorni festivi”. Un bel programmino, non c’è che dire; che si vorrebbe esteso anche a tutti altri tipi di negozi (chioschi, panetterie, pasticcerie, macellerie, ).

Un terzo capitolo riguarda il sistema sanitario. Anche qui la rivendicazione è quella della massima flessibilità, giustificata naturalmente dall’urgenza e dalle necessità della lotta al contagio. Il governo d’altronde su questo punto ha già seguito il padronato, sospendendo l’applicazione delle regolamentazioni della legge sul lavoro relative al personale sanitario. Una decisione che, giustamente, la VPOD/SSP nazionale ha condannato (non la sezione ticinese, ormai diventata una sezione risorse umane del padronato pubblico) ricordando che “Da alcuni giorni, in diverse parti del paese, ogni sera alle 21.00, la popolazione applaude il personale ospedaliero. Lo fa perché è consapevole dell’impegno e dei rischi che prende il personale degli ospedali, costituito soprattutto da donne, per prendersi cura di noi. E noi dobbiamo prenderci cura della loro salute fisica e mentale. Preservare la salute del personale ospedaliero significa preservare le nostre possibilità di essere curati nelle migliori condizioni possibili. È una questione di rispetto! Di conseguenza, chiediamo al Consiglio federale di mantenere il personale ospedaliero nel quadro della legge sul lavoro senza eccezioni”.

Un quarto capitolo, e non poteva essere altrimenti, è la richiesta di una maggiore flessibilità nei controlli alle dogane, onde permettere in particolare che i lavoratori e le lavoratrici frontalieri possano liberamente circolare e rispondere agli appelli al lavoro del padronato.

Infine tutta un’altra serie di richieste che vanno da una liberalizzazione degli scambi internazionali di merci (in particolare nelle regole dei trasporti: dall’allungamento degli orari di guida degli autisti, alla levata dei divieti di viaggiare di notte e nei giorni festivi, fino alla soppressione dei dazi negli scambi internazionali di merci).

Naturalmente chi ha seguito in questi ultimi anni le proposte padronali di Avenir Suisse non sarà sorpreso di fronte a questo programma di crisi: esso non fa che riprendere, in modo brutale e approfittando delle circostanze, proposte che, sistematicamente, il padronato ha avanzato.

La novità è che la situazione creata dalla pandemia permette, con la scusa di contribuire a frenare la stesse, di mettere in atto queste misure che, in tempo normale, non si era riusciti ad imporre attraverso le normali procedure. La loro realizzazione, favorita dall’atteggiamento del governo federale (al quale plaudono “destra” e “sinistra”), rappresenterà un grave precedente che, nel prossimo periodo, potrà aprire la strada ad un’introduzione definitiva di queste misure.

MPS