Facciamo seguito alla nostra precedente interrogazione [non poteva tuttavia trattarsi dell’on. Ferrara Micocci, che si è affacciata al palcoscenico della politica il 17 giugno 2014 al capannone di Pregassona; eravamo presenti; Red] del 24 giugno 2011 “La mafia intende rafforzare la propria presenza in Svizzera. E il Ticino cosa fa?” che faceva riferimento al rapporto annuale 2010 dell’Ufficio federale di polizia fedpol. Sullo stesso tema a pagina 12 del rapporto annuale 2014 possiamo leggere che “le indagini condotte dalla polizia italiana negli ultimi anni non solo hanno dimostrato quanto fortemente radicata sia la mafia calabrese in Italia settentrionale ma hanno anche rivelato nuovi legami con la Svizzera. … Nell’estate del 2014 le autorità italiane, nel quadro dell’operazione «Helvetia», hanno reso pubblico il filmato di una riunione di una cellula della ’Ndrangheta tenutasi nella Svizzera orientale. L’incontro era stato filmato nel corso di indagini dell’MPC e della PGF. Le immagini dimostrano per la prima volta in assoluto l’esistenza di una struttura formale, nel caso specifico di un locale, della ’Ndrangheta in Svizzera. Due presunti membri della propaggine svizzera sono stati arrestati in Calabria per appartenenza ad un’associazione mafiosa. Le indagini delle autorità italiane hanno interessato altre 16 persone residenti in Svizzera. Secondo le informazioni della Polizia italiana, questa cellula della ’Ndrangheta sarebbe strettamente legata a quella di Fabrizia in Calabria. Un capo del locale di Fabrizia è stato arrestato alla fine del 2014 nella Svizzera orientale. L’uomo si era reso latitante nel maggio del 2014, dopo esser stato condannato da un tribunale italiano, con sentenza passata in giudicato, ad una pena detentiva di nove anni per associazione mafiosa.” Il procuratore aggiunto presso il Tribunale di Reggio Calabria, e grande esperto di mafie Nicola Gratteri, recentemente in visita a Lugano, ha dichiarato che sarebbero attive in Svizzera un’altra ventina di cellule della “‘ndrangheta” calabrese. Il fenomeno è purtroppo in continua ascesa. La presenza di organizzazioni mafiose sul nostro territorio minaccia la sicurezza della vita quotidiana attraverso attività illecite ed occulte con lo spaccio di droga, furti, rapine, sequestri ed estorsioni, di grave pregiudizio per il libero mercato e mettendo a repentaglio l’indipendenza delle istituzioni dello Stato di diritto. Il Canton Ticino, a causa della vicinanza con la Repubblica Italiana e ad un codice penale purtroppo non più al passo con i tempi, è diventato una sorta di isola felice per questo genere di attività che vanno tempestivamente ed efficacemente combattute e stroncate.
In considerazione di quanto sopra chiediamo pertanto al Consiglio di Stato:
1. La presenza di organizzazioni mafiose in Ticino rappresenta, stando a quanto a conoscenza del nostro Governo, una realtà concreta e preoccupante oppure si limita a situazioni isolate che non incidono nei nostri meccanismi istituzionali ?
2. In tal senso è stata fatta una mappatura del fenomeno mafioso nel nostro Cantone ?
3. Esistono, a quanto risulta all’autorità di Polizia, su territorio ticinese i cosiddetti “locali” di “‘ndrangheta” ?
4. La nostra Polizia cantonale dispone dei necessari strumenti legislativi e della indispensabile capacità di azione per contrastare questi fenomeni?
5. In questo contesto si ritiene di dover anche attuare una prevenzione indiretta ad esempio nell’ambito della concessione di permessi, dell’apertura di nuove attività, il monitoraggio di fallimenti o di transazioni nel settore immobiliare?
6. Esistono casi concreti e conosciuti di estorsioni consumate sul nostro territorio e se sì, quanti ne verrebbero denunciati da aziende, ristoratori, commercianti e vittime singole in generale?
7. È dato a sapere quando sarà nominato il nuovo procuratore federale in modo da rendere operativo ed efficiente il Ministero Pubblico della Confederazione con sede a Lugano?
8. Il Consiglio di Stato ritiene efficace la collaborazione tra il Ministero Pubblico cantonale e quello federale?
Per il gruppo PLRT
Paolo Pagnamenta e Natalia Ferrara Micocci