Emanuele Verda, avvocato luganese e candidato del PLR al Consiglio nazionale si esprime in vista delle elezioni federali del 23 ottobre.

La libera circolazione delle persone ha rivoluzionato il mercato del lavoro interno e i frontalieri crescono. I ticinesi dovrebbero avere corsie preferenziali? E’ ipotizzabile il ripristino dei contingenti?

Emanuele Verda: No. Noi dobbiamo fare arrivare coloro di cui abbiamo bisogno. Che senso ha limitare a 31’000 frontalieri, chi lo stabilisce e con che criteri ? Gli ingranaggi dell’economia devono poter girare. Correggiamo le misure di accompagnamento per lottare contro il dumping salariale, sanzionando gli abusi nei contratti di lavoro normali (CCN), adottando misure efficaci contro i falsi dipendenti e misure contro il non rispetto dei salari minimi previsti nei contratti collettivi di lavoro (CCL). Ho stima di noi ticinesi e delle nostre potenzialità. L’economia gira, la disoccupazione é contenuta. Lavoriamo in Ticino su formazione ed orientamento, riqualifica, incentivi alle aziende che assumono i nostri giovani e, come detto, al controllo degli abusi sul mercato del lavoro transfrontaliero.

Per avere successo, la Svizzera ha bisogno di una piazza finanziaria e di un’economia complementari. Come?

EV: In Svizzera dobbiamo mantenere un mercato del lavoro flessibile (che attraverso i cicli congiunturali ci permetta di svilupparci in maniera dinamica), migliorare le condizioni quadro (fiscalità, burocrazia, mobilità) in cui si muovono tutte le aziende ed infine spingere sull’innovazione tecnica, anche energetica. All’estero dobbiamo aprire i mercati emergenti alle nostre aziende.

Il costo dell’assicurazione malattia preoccupa. Una cassa malati unica e pubblica è la soluzione?

EV: No, pensiamo a migliorare un sistema che fornisce buoni servizi, analizzando i costi e trovando soluzioni ragionate e ragionevoli, senza lasciarsi prendere da scelte emotive che altrove hanno affondato i conti pubblici. Cominciamo ad esempio a ragionare su una separazione tra gli assicuratori base (LAMAL) e gli assicuratori complementari (LCA). Ciò ha il pregio d’un lato di stabilire una volta per tutte le prestazioni LAMAL (oggi c’è grande confusione) e dall’altro di lasciare aperta la possibilità al pubblico (Stato) di intervenire come assicuratore base accanto ed in concorrenza con il privato.

Uscire dal nucleare sarebbe più a sfavore o a favore all’ambiente?

EV: Oggi il nucleare è un affare – produce grandi quantità di energia elettrica – ma domani è un bidone, in tutti i sensi. Le centrali nucleari di quarta generazione sono ormai sicure. Ma fintanto che lo smaltimento delle scorie radioattive consiste in un buco nella terra, lasciando bidoni radioattivi in regalo alle prossime generazioni, l’uscita dal nucleare è già favore dei nostri figli.

E come si conciliano le posizioni ambientaliste e le esigenze di sviluppo economico?

EV: L’attenzione all’ambiente non compromette – al contrario favorisce – la possibilità delle future generazioni di perdurare nella crescita, preservando qualità e quantità del patrimonio e delle riserve naturali. L’economia non è incompatibile con l’ambiente, ma, tutelandolo, vi investe. Nuove opportunità imprenditoriali, nuove professioni, nuovi posti di lavoro.

Su quali fonti deve puntare il Ticino nel campo delle energie rinnovabili?

EV: Iniziamo da una riduzione dei consumi, risanamento energetico degli edifici esistenti, più mobilità pubblica e sensibilizzazione a scuola. Poi nuove centrali di turbinaggio e pompaggio, recupero energetico negli acquedotti, creazione di centrali a biomassa, incremento dell’utilizzazione del legno ticinese, promozione della geotermia e fotovoltaico (pannelli solari).

Ticino: un cantone dimenticato da Berna?

EV: No, sono i tempi di reazione che sono troppo, troppo lunghi. E sono convinto che prima di chiedere e pretendere, bisogna spiegare e convincere. A Berna non siamo ancora bravi a convincere.

Da tempo fa discutere il peso delle lobby nella politica federale. Ha una o più lobby di riferimento?

EV: Sì, la lobby del buon senso. Esiste ma non e’ ancora organizzata.