Il Segretario dell’UDC cantonale risponde da par suo alle insinuazioni della Regione


La pagina apparsa ne La Regione Ticino di sabato 25 agosto 2012 inerente alla condanna del terrorista norvegese Anders Breivik ha dato l’occasione a chi l’ha redatta per insinuare subdolamente che la destra politica sia una malattia estremamente pericolosa, da trattare come minimo con l’isolamento e, se possibile, con un’eutanasica iniezione letale.

L’alibi per associare i partiti di destra a un delinquente comune come il terrorista norvegese – sia pure, bontà loro, dichiarando di “non voler azzardare legami che (perlomeno in forma diretta) in molti casi non esistono” – è dato da una tabella di tale “Atlas du monde diplomatique 2012” che mostra l’avanzata elettorale dei partiti di destra (naturalmente definita estrema destra) in Europa. Cito di nuovo l’articolo de La Regione Ticino: “Una trentina di partiti politici apertamente ultranazionalisti e islamofobi – grazie a una vasta eco mediatica e, spesso, alla sponda offerta loro dai partiti della destra tradizionale – hanno consolidato la loro presenza nei diversi parlamenti nazionali”. Nella tabella in questione, naturalmente, il partito-bersaglio non poteva essere che l’UDC.

Al di là della tendenza inequivocabile ai colpi sotto la cintura, per quanto sorniona e non volgare come quella che quella testata ama tanto biasimare negli altri parlando di degrado del dibattito politico, mi permetto alcune riflessioni sui contenuti e sul malvezzo di demonizzare a senso unico una (unica) posizione politica.

Perché ultranazionalisti?
Il nazionalismo, inteso come tendenza a privilegiare la sovranità nazionale, è naturale e tutt’altro che negativo fintanto che rimane circoscritto nel proprio territorio e non sfocia nell’espansionismo imposto a suon di legnate. La cosiddetta “esportazione della democrazia” con cui gli Americani cercano pateticamente di giustificare i loro interventi bellici – volti in realtà a tutelare i loro interessi petroliferi – in Iraq, Afghanistan, eccetera, è un espansionismo ben più pericoloso, oltre che cruento, che non la lotta che l’UDC conduce da anni per la difesa dei valori nazionali in Svizzera. Chiedere di essere padroni in casa nostra, di non cedere di un millimetro la nostra indipendenza, di non svendere o addirittura regalare pezzi della nostra sovranità a Stati o organizzazioni che ci ricattano, prima che di nazionalismo si tratta di semplice buonsenso, e non vedo quindi perché il termine dovrebbe assumere un significato spregiativo.

Islamofobici?
Qui è innegabile, almeno per quel che mi riguarda, il timore – peraltro ben giustificato, alla luce di quanto sta succedendo in Occidente – di un “pericolo islamico”. L’aumento esponenziale della presenza musulmana in Europa, la trasformazione di interi quartieri delle nostre città (in particolare nei paesi con un passato coloniale, ma noi non possiamo considerarci immuni al fenomeno) in ghetti islamici, le manifestazioni di arroganza e prepotenza cui assistiamo quotidianamente, non possono essere ignorati e accettati come fenomeni inevitabili. È perlomeno bizzarro come gli stessi ambienti che attuano nei confronti della destra una sorta di “guerra preventiva”, volta a stroncare sul nascere qualsiasi espressione anche solo verbale, che possa preludere a presunti rigurgiti di un passato totalitario, sia nel contempo disposta ad accettare senza battere ciglio l’avanzare di un futuro regime islamico con la sua sharia e conseguenti tagli di mani, lapidazioni, eccetera. Non dimentichiamo che, mentre da noi la resistenza alle forze islamizzatrici si concreta in azioni democratiche quale l’iniziativa per vietare i minareti, la cultura cui stiamo permettendo d’entrare in Svizzera guarda con occhio benevolo, quando non addirittura con aperte espressioni di solidarietà, al delitto d’onore o alla lapidazione delle adultere.

La destra tradizionale? Ma quella siamo noi!
Si afferma nell’articolo che questi partiti “apertamente islamofobici e ultranazionalisti” hanno consolidato la loro presenza nei diversi parlamenti nazionali, spesso grazie “alla sponda offerta loro dai partiti della destra tradizionale”. Ma quale sarebbe questa destra tradizionale – che si deduce essere guardata, tutto sommato, con occhio ancora benevolo – se tutti i partiti borghesi si affannano a dichiararsi di centro? Evidentemente, parlando della Svizzera, solo l’UDC. L’UDC che non è più a destra di quanto il partito socialista sia a sinistra, solo che a noi si appiccica l’etichetta di “estrema destra”, mentre i sinistri non sono mai estremi, sono “progressisti”.

Non voglio indagare sull’esatta connotazione dei partiti di destra degli altri paesi europei, ma per quanto riguarda la nostra Elvezia, ricordo che il mio partito combatte unicamente con le armi offerte dalla nostra democrazia – ossia il dibattito parlamentare, il diritto d’iniziativa e quello di referendum – e che chi ha tentato di entrare nell’UDC pensando d’imporvi una politica antidemocratica non ha mai trovato terreno fertile. È questo l’estremismo di cui ci si accusa?
Associare il pensiero di destra, rispettivamente i partiti che lo sostengono, alle gesta criminali di un pazzo come Anders Breivik, oltre che tendenzioso e scorretto, è assurdo. Ma è purtroppo anche una ghiotta occasione cui certa stampa non riesce o non vuole sottrarsi.

Eros N. Mellini
Segretario cantonale UDC Ticino