Rivoluzione e esigenze di giustizia oppure colpo di Stato accompagnato da una mascherata giudiziaria? Il modo in cui si svolgerà il processo al presidente egiziano destituito Mohamed Morsi porterà sicuramente delle risposte in un Egitto che da mesi è preda di disordini sociali e politici.

Lunedì 4 novembre, quattro mesi dopo il golpe militare che ha destituito e portato in carcere il presidente Morsi, si apre un processo molto atteso. Al Cairo la tensione è palpabile, in particolare tra le fila dei Fratelli musulmani, la confraternita a cui appartiene Morsi.
La questione è sapere se si tratta di un processo che porterà giustizia o di un processo politico per sbarazzarsi dei Fratelli musulmani. Per molti egiziani, di giuridico il processo avrà solo l’apparenza.

Morsi viene portato in tribunale con l’accusa di incitamento all’assassinio dei manifestanti. Gli eventi risalgono al dicembre 2012.
Qualche giorno dopo la dichiarazione costituzionale di Morsi, con la quale il presidente si accordava il diritto di licenziare il procuratore generale e si assicurava poteri al di sopra della supervisione giudiziaria, migliaia di manifestanti avevano occupato la zona adiacente il palazzo presidenziale al Cairo.
Il giorno dopo violenti scontri erano scoppiati fra le milizie dei Fratelli musulmani e gli anti-Morsi, facendo una decina di morti e centinaia di feriti.

Accanto all’ex presidente, sul banco degli imputati vi sono 14 membri della confraternita religiosa, fra cui il vice presidente del Partito della libertà e della giustizia, l’apparato politico dei Fratelli musulmani, Essam Al-Arian.

Mohamed Morsi è anche indagato per spionaggio e per la sua eventuale responsabilità nella morte di poliziotti durante la rivolta del gennaio 2011, quando, da detenuto politico, era scappato di prigione.
“Il problema è che alla vigilia del processo ancora non erano chiari i capi d’accusa. Incitazione all’assassinio, spionaggio, … Ufficialmente gli avvocati della difesa non sanno su quali dossier devono lavorare. Le informazioni riportate dai media non sono state confermate – ha dichiarato una fonte del Consiglio dello Stato egiziano.

Gli avvocati difensori non hanno mai avuto accesso ai dossier e non hanno potuto intrattenersi con Morsi, che dal 3 luglio scorso è stato tenuto prigioniero in un luogo segreto.

Da venerdì 1. novembre, la coalizione anti-colpo di Stato chiede ai suoi simpatizzanti di scendere nelle strade per denunciare un falso processo.
“E’ evidentemente un processo politico. Lo scopo dell’esercito è sbarazzarsi dell’opposizione per meglio difendere i propri interessi e quelli del vecchio regime. La soluzione è mettere la gente in prigione – commenta Amr Darrag, ex ministro e uno dei pochi dirigenti dei Fratelli musulmani ancora in libertà.

(Le Monde.fr)