Si è svolto ieri il dibattito televisivo tra Conservatori e UKIP, che, pur non essendo un “faccia a faccia”, ha messo su due piani opposti le tesi europeiste di David Cameron e quelle euroscettiche di Nigel Farage.

“Se ce ne andiamo” ha detto il leader dei conservatori “dovremo comunque continuare a rispettare le regole stabilite da Bruxelles, per continuare a vendere sui singoli mercati, ma non saremo più seduti al tavolo dell’Europa per decidere.” la paura, se così si può chiamare, è dunque quella di essere esclusi dalle decisioni europee.

cameron

Farage, che è stato attaccato da alcuni spettatori sulle sue posizioni riguardo l’immigrazione, si è difeso dicendo di essere molto spesso demonizzato dalle testate giornalistiche, e ha descritto l’Europa come un progetto fallimentare, portando, come esempio della propria tesi, la situazione del Sud Europa e dei paesi del Mediterraneo.

“La crisi migratoria”, ha detto il leader dell’UKIP, “non divide soltanto i Paesi tra di loro ma divide all’interno di ogni Paese dando vita ad un nuovo tipo di politiche. I soldi stanno finendo ma allo stesso tempo mettono da parte i fondi per poter annunciare, il giorno dopo il nostro referendum, la creazione di un esercito europeo e un aumento del budget europeo. Il progetto non funziona”. Il timore, in questo caso, è quello di un sistema dittatoriale europeo.

Il sì è dato dai sondaggi attorno al 43%. La Bank of England ha lanciato l’allarme per i 65 miliardi di capitali in fuga dalla sterlina in atto per l’esito incerto della Brexit.

farage

L’appello di Barack Obama al popolo britannico non ha sortito gli effetti sperati da Cameron, “La Gran Bretagna è più forte all’interno dell’UE” aveva detto il presidente USA, eppure tra il popolo si respira un vento diverso. L’incertezza è tuttavia altissima, fiato sospeso sino al 23 giugno.

fonte: euronews, ANSA, www.bbc.com, Panorama.