20091101 - ROMA - CRO : CARCERI: SUICIDIO BLEFARI, IMPICCATA IERI SERA CON LENZUOLA. Un interno del carcere di Rebibbia, a Roma, in un'immagine d'archivio. La neo brigatista Diana Blefari Melazzi, condannata all'ergastolo per l'omicidio del giuslavorista Marco Biagi, si e' impiccata ieri sera, attorno alle 22:30, utilizzando lenzuola tagliate e annodate. La donna - secondo quanto si e' appreso - era in cella da sola, detenuta nel reparto isolamento del carcere Rebibbia femminile. Ad accorgersi quasi subito dell'accaduto sono stati gli agenti di polizia penitenziaria che - si e' inoltre appreso - avrebbero sciolto con difficolta' i nodi delle lenzuola con cui la neo brigatista si e' impiccata in cella e avrebbero provato a rianimarla senza pero' riuscirvi. ANSA / ALESSANDRO DI MEO / ARCHIVIO / PAL

L’emergenza coronavirus ha causato più di qualche grattacapo al governo italiano. Oltre ai motivi più ovvi, c’è anche la polemica sulle numerose scarcerazioni di mafiosi e trafficanti di droga trasferiti agli arresti domiciliari a causa di problemi di salute ed elevato rischio di contrarre il coronavirus. Il ministro della Giustizia Afonso Buonafede deve prendere le misure necessarie a placare il polverone che si è alzato e si già mosso insediando Roberto Tartaglia al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e affidandogli l’incarico di esaminare i fascicoli degli scarcerati.

I mafiosi che hanno beneficiato della situazione sono stati ben 376, divisi tra Palermo, Napoli, Roma, Catanzaro, Milano e molte altre città italiane. Nella lista figurano anche nomi ben noti come Zagaria, Iannazzo e Bonura, cosa che suscita non poche preoccupazioni nelle procure antimafia. “Il diritto alla salute è sacrosanto, ma i domiciliari sono assolutamente inidonei per soggetti ad alta pericolosità” hanno sottilizzano i pubblici ministeri di Palermo, ricordando che i boss mafiosi spesso riescono a comunicare e mandare avanti le loro attività persino dal carcere. Ad aver detto la loro anche i direttori dei penitenziari coinvolti, che hanno sottolineato la pericolosità in particolare dei 63 soggetti liberati a causa del Covid-19. Le forze dell’ordine dovranno ora occuparsi di controllare uno per uno tutti i mafiosi ai domiciliari per controllare che rispettino gli obblighi di non contattare né incontrare nessuno.

Il primo a rispondere dell’accaduto è l’ormai ex capi del Dap Francesco Basentini, accusato di aver gestito male sia le rivolte di febbraio che il periodo del lockdown. Sembrerebbe che la magistratura fosse stata avvisata in tempo dei pericoli del coronavirus ma che non abbia reso possibile i trasferimenti presso gli ospedali penitenziari. Proprio a causa di questi fattori gli arresti domiciliari rimanevano l’unica soluzione.

Ora il Dap sarà gestito dal nuovo direttore Dino Petralia e da Roberto Tartaglia che sarà invece il suo vice. Entrambi sono magistrati antimafia.