Le radiazioni che fuoriescono dai quattro reattori danneggiati della centrale nucleare di Fukushima Dai-Ichi (250 chilometri da Tokyo) hanno rallentato le operazioni di raffreddamento necessarie per evitare l’innescarsi del processo di fusione, che porterebbe dritti ad un cataclisma atomico ben oltre i confini del Giappone.

Giovedì mattina (mercoledì notte in Svizzera) nell’impianto vi sono state diverse esplosioni, a cui hanno fatto seguito nuovi tentativi di raffreddamento dei reattori. Quattro elicotteri sono riusciti a riversare acqua di mare sui reattori 3 e 4, dove il rischio di fusione è più alto, ma l’operazione, oltre a essere rischiosa per i piloti, non ha prodotto alcun risultato utile.
Undici camion cisterna dovevano intervenire oggi pomeriggio per sparare cannonate d’acqua sui reattori, all’interno dei quali da ieri sera hanno ripreso a lavorare 180 tecnici.

Il presidente statunitense Barack Obama ha proposto al governo di Tokyo l’invio in Giappone di un numero ancora maggiore di esperti nucleari. La Francia ha offerto pompe speciali, macchinari robotizzati e sistemi protettivi contro le radiazioni nucleari.
La maggior parte delle ambasciate ha consigliato ai suoi connazionali di lasciare il nord est del Giappone e la regione di Tokyo. Lo stesso ha fatto la presidente della Confederazione Micheline Calmy-Rey, imitata dai governi di Australia, Italia, Germania e Gran Bretagna.
Francia, Belgio e Russia hanno confermato l’invio di aerei supplementari per evacuare le famiglie che desiderano lasciare il paese. L’ambasciata statunitense ha fissato a 80 chilometri la zona di rischio attorno alla centrale di Fukushima.
Il governo di Pechino ha chiesto al Giappone di fornire informazioni opportune e precise per calmare l’opinione pubblica cinese, preoccupata dal possibile arrivo della nube radioattiva sino in Cina.