La Corte di appello e di revisione penale ha respinto il ricorso di Marco Siciliano contro la sentenza con cui la Corte delle Assise criminali lo aveva dichiarato colpevole dell’assassinio della moglie Beatrice Sulmoni e di interruzione di gravidanza (quando era stata uccisa la donna, 36 anni, era incinta).


Siciliano, che esercitava la professione di fisioterapista, era stato condannato all’ergastolo. Il 25 marzo 2010 aveva ucciso la moglie nella loro casa di Castel San Pietro-Obino e aveva portato il cadavere oltre confine, andando a gettarlo nelle acque del lago di Como, nei pressi di Laglio nell’intento – fallito – di farlo scomparire per sempre e poter far credere a tutti che la donna lo avesse abbandonato. Il tutto, secondo i fatti ricostruiti, per potersi rifare una nuova vita.

Quando aveva presentato ricorso, lo scorso dicembre, il suo avvocato aveva dichiarato che Siciliano non intendeva contestare la gravità delle circostanze e la propria colpevolezza. Il suo intento era portare l’autorità giudiziaria a rivedere la punizione nei suoi confronti “al di fuori di un contesto emotivamente pesante come quello che ha caratterizzato i cinque giorni del processo.”