Bernardo Provenzano, l’ex boss della mafia siciliana, non sarebbe in grado di partecipare al processo in cui è imputato per omicidio perchè – secondo i suoi legali – è affetto da una grave forma di demenza senile.

78 anni, nato a Corleone, Provenzano era stato dapprima uomo di fiducia di Totò Riina e poi aveva preso una via solitaria, affermando progressivamente la sua autorità. Nel 1993, quando Riina fu catturato, Provenzano (che da 30 anni viveva in latitanza) divenne il capo dei Corleonesi.
Era stato arrestato nel 2006, nella cascina non lontana da Corleone nella quale si era nascosto per oltre 40 anni.
Effettivamente, le sue condizioni di salute non sono buone: lo scorso anno gli era stato diagnosticato un tumore alla vescica.
Rinchiuso nel carcere di Terni, dopo appena un anno venne trasferito nel carcere di Novara. Il Dipartimento di giustizia aveva giustificato il trasferimento come una normale procedura di rotazione ma in realtà Provenzano venne spostato perchè era considerato eccessivo il riguardo degli altri carcerati e degli agenti della polizia penitenziaria di Terni nei suoi confronti.
Sono diversi i processi per i quali Provenzano è imputato. Lui li ha sempre seguiti in un silenzio composto.
Del resto “Binnu u’ tratturi”, ossia “Bernardo il trattore”, per la facilità con cui falciava le vite dei suoi nemici, è sempre stato un uomo discreto e di poche parole, che in prigione passa il tempo guardando la televisione, leggendo la Bibbia e le carte giudiziarie che gli riempiono la cella.

Il momento della cattura, 11 aprile 2006