Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e la presidente del Brasile Dilma Rousseff, si sono incontrati lunedì scorso a Washington.

Un summit tra due leader che si contendono la leadership sul continente americano e anche sulla politica e sull’economia internazionale, si legge nel portale d’informazione Atlasweb.it: “L’incontro non ha prodotto accordi concreti. Troppe le tensioni e le differenze tra i due presidenti, che comunque si sono impegnati a rafforzare i vincoli bilaterali.
Obama ha riconosciuto il progresso raggiunto dal Brasile negli ultimi anni, un paese che è transitato dalla dittatura alla democrazia, conquistando una formidabile crescita economica e allontanando dalla povertà milioni di persone.
La presidente brasiliana ha criticato le politiche monetarie dei paesi più sviluppati ed espresso fiducia nella capacità di Obama di esercitare una valida politica di crescita economica.

Il Brasile genera attualmente circa la metà dell’intero Pil del continente americano. Lo scorso anno ha rimpiazzato la Gran Bretagna come sesta economia più grande al mondo, dopo Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania e Francia. Un sorpasso che il Fondo monetario internazionale aveva previsto da tempo.
Il Brasile, paese con 200 milioni di abitanti, ha registrato nel 2010 una crescita economica del 7.5%. Un tasso che nel 2011 ha risentito degli alti tassi d’interesse interni e della crisi nella Zona euro, attestandosi al 3.5%.
Malgrado sia una superpotenza consacrata, il Brasile continua a ricevere poca considerazione da parte degli Stati Uniti, a causa del divario politico che esiste tra i due governi.
A titolo di esempio, gli ospiti illustri dei presidenti americani terminano la visita alla Casa Bianca con una cena di gala in loro onore. Invece, lunedì sera Dilma Rousseff ha cenato all’ambasciata brasiliana di Washington.

Gli Stati Uniti mantengono dubbi su come il paese sudamericano utilizzerà il suo grande potere economico. L’amministrazione statunitense guarda al Brasile con sospetto da quando l’ex presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, cercò di rivestire un ruolo da mediatore con il governo di Teheran, indebolendo l’isolamento imposto dalla comunità internazionale all’Iran.
Fin dall’inizio del suo mandato, nel gennaio 2011, Dilma Rousseff ha mostrato cautela sulla questione iraniana, senza però nascondere un marcato disappunto sulla politica statunitense riguardo al dossier del nucleare iraniano.”