Dai “Mialoghi” di Sussy Errera

Ieri, Gatto, ho fatto una cosa inusitata, sono andata al cinema. In genere evito, e aspetto che un film che m’interessi mi arrivi dalla televisione. Stavolta però mi ha sedotto un’amica, e mal me ne incolse. Il film che volevamo vedere ci ha attratte col titolo “Breughel, the Mill and the Cross”. Pensavamo a un film sul pittore e la sua arte, e invece era una ricostruzione, assai ben fatta, di quel terribile periodo dei Paesi Bassi sotto gli spagnoli. Rifletteva, purtroppo, una assai cruda realtà, resa famosa anche da quel magnifico libro di De Coster “ Till Eulenspiegel”. L’ho letto tanti anni fa ma mi è rimasto impresso, un libro splendido e terribile. Nel film, il pittore è semplicemente un testimone silenzioso  che rende visivamente le tragiche condizioni del suo povero paese in pittura e disegno, ma le efferatezze, assai ben documentate dalle cronache dell’epoca, sono rese con una crudezza terrificante.

Siamo uscite dal cinema col mal di stomaco entrambe, però non ho potuto esimermi dal confrontare quei momenti, che ci appaiano di assoluta barbarie, col nostro cosiddetto mondo civilizzato di oggi. Purtroppo proprio ieri ci sono giunte fresche fresche le notizie di quel che sta succedendo in Algeria: cittadini di molti paesi europei e asiatici presi in ostaggio e trucidati senza pietà, una cinquantina. Come vedi, caro Gatto, i tempi cambiano, magari cambiano i modi di agire, ma il risultato è lo stesso. Devo proprio confermare che il vecchio Lorenz aveva ragione: nel nostro cervello si annida ancora quel grumo di bestialità, il “cosiddetto Male” di cui parla nel suo libro omonimo. Solo che, a pensarci bene, la parola bestialità mal si addice al comportamento umano. Infatti le bestie non agiscono mai per vera crudeltà, ed è l’uomo solo a goderne.


Tu ci credi, Gatto, al destino? Io una risposta non la so dare, ma in compenso mi pongo sempre molte domande. E’ sicuro che, a volte, osservando certi avvenimenti, si ha proprio l’impressione di una mano misteriosa che imponga la propria volontà. Ricordo ad esempio l’anno del famoso tsunami. In quel fatidico 26 dicembre un mio giovane cugino si trovava in vacanza con la famiglia a Sri Lanka in un paesetto di pescatori sulla costa. Alle otto del mattino chiamò a raccolta la famiglia e disse: “Prendete le vostre cose, sono stufo di mare, oggi si va in montagna”. Partirono, e mezz’ora dopo il villaggio veniva cancellato dalla carta geografica.

In quello stesso giorno un mio amico, un noto geologo milanese, si trovava in vacanza a Pukhet con un’amica. Va premesso che un po’ per gusto, un po’ per caso, aveva vissuto una vita quanto mai spericolata. Agli inizi della carriera si era trovato sbalestrato oltre il circolo polare artico per una prospezione di petrolio e vi aveva trascorso un terribile inverno in cui la nave che doveva rifornire lui e il suo gruppo era rimasta bloccata dai ghiacci. Di lì è passato poi alla ricerca di diamanti in Amazzonia, sopravvivendo solo nella foresta pluviale grazie agli insegnamenti delle tribù indigene. In tutta la vita si è sempre trovato in situazioni estreme, riuscendo a cavarsela per il rotto della cuffia.

Ora, settantenne, voleva godersi una meritata vacanza in Thailandia. La mattina del 26 disse all’amica che sarebbe andato a fare un giro lungo la costa in macchina. L’ho ritrovarono senza vita, alcune ore dopo, nell’auto diversi chilometri all’interno.

Allora tu che ne dici, esiste o no questo destino? Questa domanda io me la sono posta molte volte in passato, e sempre mi capitava quando mi recavo a Milano in treno. Entrando nella periferia cittadina si passa attraverso una vasta zona di enormi caseggiati popolari, tristissimi e squallidi, con la biancheria stesa tra le finestre. Ogni volta non ho potuto evitare la domanda di cosa mai non mi avesse fatto nascere proprio lì, in uno di quegli orrendi falansteri, anziché nell’elegante via Canova. Cosa sarei io oggi, e come si sarebbe sviluppata la mia vita se questo fosse avvenuto? Naturalmente sono noti molti casi di personaggi che sono nati in condizioni assai precarie e si sono affermati per le loro grandi qualità, intelligenza e volontà, come ad esempio Heinrich Schliemann e molti altri.

Quando di notte mi trovo a riflettere, nelle ore d’insonnia, cerco di visualizzare le ragioni per le quali la mia vita si è svolta in un dato modo, quali e quante influenze mi hanno marcato a mia insaputa, e cosa mai di diverso sarei potuta essere in condizioni differenti. Lo so che sono tutte vane speculazioni, però in quelle ore silenziose e al buio è difficile evitare questi pensieri.

Ad ogni modo mi sembra di ravvisare certi crocevia nella vita, dove era necessario scegliere una direzione e cosa mai mi ha spinto nella scelta e come sarebbe stata la mia vita se avessi deciso al contrario. Domande sciocche, dirai tu, ma ti assicuro che in certi momenti sono inevitabili. Rifugiamoci nel solito Dante, quando dice: “State contente, umane genti al quia!”