Circa mezzo secolo dopo la sua scoperta, la 25esima particella elementare, la particella mancante che spiegherebbe cosa era successo un attimo dopo il Big Bang, viene ricompensata.
François Englert e Peter Higgs l’avevano immaginata per risolvere un problema teorico. Un anno fa il CERN di Ginevra ha verificato la sua esistenza
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Il Premio Nobel per la fisica 2013 è stato assegnato al belga François Englert e al britannico Peter Higgs. Entrambi, in modo indipendente, hanno previsto l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa: il bosone.
Ricompensati per qualcosa di molto piccolo ma che fa tutta la differenza – come ha indicato Staffan Normark, segretario permanente dell’Accademia reale svedese delle scienze.

Il comitato del Nobel ha applaudito non solo il trionfo dei due fisici, che nel 1964 avevano previsto l’esistenza di una particella, battezzata bosone di Higgs, necessaria per spiegare che determinate particelle hanno una massa, ma anche il progredire della scienza. In effetti al tempo in cui era stata formulata, questa “invenzione” era puramente teorica.

Si è dovuto attendere la costruzione dell’acceleratore LHC al CERN di Ginevra e i risultati pubblicati nel 2012, derivanti dall’analisi della collisione fra protoni e che rivelano l’esistenza di una particella che ha le caratteristiche del bosone di Higgs. Un caso esemplare di una riflessione teorica che viene in seguito confermata dall’esperienza.

Questo premio Nobel è anche una ricompensa essenziale per la ricerca europea. L’acceleratore LHC è costato miliardi di euro. Il Premio Nobel giustifica, in un qualche modo, un simile sforzo finanziario. Avrà un ruolo nei negoziati sui futuri investimenti necessari per il CERN.