Il Parlamento europeo ha approvato con 448 voti contro 197 l’applicazione all’Ungheria dell’articolo 7 del Trattato di Lisbona. L’articolo in questione prevede una condanna per quei paesi membri che non rispettano i valori fondanti dell’Unione e nei casi più estremi può condurre a sanzioni contro il paese.
Si tratta della prima volta che il Parlamento ha applicato l’articolo e l’Ungheria si è trovata nell’occhio del ciclone a causa di una democrazia che appare sempre più debole e una crescente disciminazione nei confronti di diversie etnie e altre minoranze; a risponderne è sorpattutto il premier Viktor Orbán. La conseguenza più grave a cui questo potrebbe portare è la rimozione del voto dell’Ungheria, ma si trata di uno scenario poco plausibile. Per attuarlo sarebbe necessario che la mozione passasse anche al Consiglio europeo, ovvero che almeno altri 23 paesi siano d’accordo con l’applicazione delle sanzioni e questo non è il caso. La Polonia ha già annunciato che intende proteggere l’Ungheria e in Italia la Lega si è espressa con toni simili. Mara Bizzotto, la capogruppo del partito al Parlamento europeo ha parlato di “una pagina bruttissima per la democrazia e l’intera Europa”. “Che una parte consistente del Ppe si sia prestato a questo linciaggio politico contro uno dei suoi leader è sotto gli occhi di tutti: spero che Orban, dopo questo affronto, molli il Partito popolare europeo ed entri a far parte del nuovo blocco identitario e sovranista che stiamo costruendo in vista delle Europee del 2019” ha aggiunto la Bizzotto. Il Movimento 5 stelle invece questa volta si è trovato in disaccordo con gli alleati e ha votato contro Orban.
A parlare contro il premier ungherese ci sono i fatti e i numeri raccolti nel dettagliato rapporto dell’eurodeputata olandese Judith Sargentini che ha parlato di un’Ungheria dove i diritti fondamentali vengono violati, la libertà di stampa è estremamente limitata, le università sono tenute “al guinzaglio” e vigono posizioni ufficiali molto discriminatorie verso i musulmani.
Orbán ha respinto tutte le accuse e ha parlato al Parlamento europeo di Strasburgo per difendere la propria patria e a prendere a sua volta una posizione decisa: “L’Ungheria sarà condannata perché ha deciso che non sarà patria di immigrazione. Ma noi non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione: difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l’immigrazione clandestina anche contro di voi, se necessario”.
Per quanto le sanzioni vere e proprie rappresentino uno scenario remoto, quello di oggi è stato senza ombra di dubbio un voto simbolico che vuole lanciare un messaggio ben preciso a capi di stato europei che conducono un tipo di politica poco adatto ai valori fondanti dell’Unione europea.