È finito lo shutdown più lungo della storia degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha firmato in forma privata il provvedimento approvato dal Congresso che ha posto finalmente fine al blocco dell’attività federale. Per ben 35 giorni il governo degli USA è stato paralizzato mentre circa 800mila dipendenti federali hanno dovuto sopravvivere senza ricevere lo stipendio. Il presidente ha dichiarato che gli arretrati verranno pagati al più presto.

Trump assicura che non si tratta affatto di una concessione ai democratici bensì la riposta alle sofferenze di tutte quelle persone colpite dallo shutdown: “Se non otteniamo un accordo equo dal Congresso, il 15 febbraio scatterà lo shutdown del governo di nuovo o userò i poteri garantiti dalle leggi e dalla Costituzione per affrontare quest’emergenza” ha detto il leader alla stampa riferendosi alla costruzione del muro al confine con il Messico. Nelle prossime tre settimane infatti si continuerà a dibattere sul finanziamento dell’impresa tanto voluta da Trump, che dovrebbe costare 5.7 miliardi di dollari. Nel caso in cui un accordo sulla sicurezza sul confine non dovesse essere raggiunto entro il 15 febbraio Trump potrebbe voler dichiarare lo stato di emergenza che permetterebbe alla Casa Bianca di finanziare il muro senza il via libera del Congresso. Un’ipotesi questa da molti considerata assurda in quanto lo stato di emergenza può essere dichiarato in casi estremi come un’imminente guerra.

Per quanto Trump insista sul fatto che la sua non è una resa, prolungare ulteriormente lo shutdown poteva costare caro, e non soltanto agli impiegati del governo. Numerosi settori cominciavano ad essere pesantemente colpiti dall’inazione del governo tra cui quello dei trasporti. Il caos negli aeroporti era tangibile, soprattutto al La Guardia di New York che ha bloccato tutti i voli su ordine della Federal Aviation Administration a causa della mancanza dei controllori di volo. Prolungare ulteriormente lo shutdown sarebbe stato insostenibile e la popolarità di Trump in questo ultimo periodo è stata in costante caduta libera: i sondaggi dimostrano che la maggioranza degli americani lo accusa di essere il responsabile dello shutdown e la parte della popolazione che approva le politiche del Tycoon è scesa ad un imbarazzante 34%, 8 punti in meno rispetto all’inizio del conflitto sulla costruzione del muro.

Tra gli oppositori più agguerriti e più influenti del presidente sicuramente la democratica Nancy Pelosi che ha chiesto a Trump di non tenere il tradizionale discorso annuale sullo stato dell’Unione davanti ai parlamentari il 29 gennaio. Il tutto a causa delle scarse condizioni di sicurezza dovute all’assenza di numerosi agenti federali.