Riceviamo e pubblichiamo questo articolo, interessante soprattutto per le amare rimostranze che muove a un giornale. Sulla questione dell’Officina il sindaco (e forze molto più potenti del sindaco) ha fatto la sua scelta. Il quotidiano lo sostiene, e lo fa gonfiando lui e rimpicciolendo gli altri. Non è bello ma è senz’altro efficace.
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All’assemblea dell’associazione “Giù le mani”, per discutere della campagna in vista della messa in votazione dell’iniziativa il 19 maggio prossimo, l’altra sera alla Scuola cantonale di Commercio di Bellinzona era presente un nutrito numero di persone.
Una serata condotta da un Gianni Frizzo che, parlando con il cuore, ha saputo trasmettere un profondo senso di umanità nella determinazione di voler salvare i trecento posti di lavoro che una politica, cantonale e comunale, colpendo le maestranze alle spalle e collusa con interessi di mera speculazione immobiliare, ha subdolamente concordato di stralciare dal futuro delle storiche Officine.
Una serata dalle forti emozioni, dalle vive parole di alcuni presenti che ripercorrevano, come se non fossero passati undici anni, ricordi di uno sciopero che ha mobilitato un intero cantone. Ma è solo la voce della gente comune, la voce di persone che questa politica, che si crede arrogantemente superiore, ascolta con la sufficienza di chi non la considera in grado di comprendere la “grande opportunità” di quelle che si ostinano a chiamare Nuove Officine. Verrebbe da dire “Non nominare le Officine invano.”…
Unica voce stridente, in una serata dai toni calorosamente armoniosi, quella del sindaco di Bellinzona Mario Branda che si è esibito in un logorroico quanto vacuo monologo, riuscendo a inserire, con compiacenza autoreferenziale, nel tema delle Officine, quell’altra aberrazione di progetto che è il Parco fluviale.
Discorso interminabile che è stato sì in un primo tempo interrotto da una platea alquanto snervata, ma che comunque ha potuto portare a conclusione.
Poi, giunti al momento di discutere dei finanziamenti per la campagna dell’iniziativa il botto, o meglio il colpo sotto la cintura dal sapore di subdola vendetta personale, o più verosimilmente un cinico calcolo tattico. Branda lancia accuse al comitato e all’associazione. “State rubando i soldi dei lavoratori!” dichiara stizzito. Che non sappia, abile e scaltro avvocato, che quanto trattato in assemblea è già stato ampiamente discusso con le maestranze e che la stragrande maggioranza delle persone presenti in sala sono proprio loro?
E all’indignazione si aggiunge ulteriore indignazione nel leggere certa stampa che si definisce indipendente e da cui ti aspetti un resoconto completo di una serata pubblica. Invece no, uno spicchio di una quindicina di minuti all’interno di un’assemblea durata quasi tre ore spiattellato su cinque colonne, con tanto di coreografia fotografica dedicata a Mario Branda, pubblicata su laRegione a firma di Samantha Ghisla. Vabbè che è il sindaco della capitale, passi che è stata la sola voce fuori dal coro…
La campagna contro l’iniziativa è cominciata, squallidamente, da quelle righe…
Giù le mani dall’Officina!
L’Officina non si tocca!
Resistere, resistere, resistere!
Paola Casagrande