17 persone ammazzate. Ora, il “mostro dei treni”, il serial killer Donato Bilancia, non esiste più. È morto nella notte sul 17 dicembre, di Covid, in carcere, a Padova.

Renato Bilancia nasce nel luglio 1951 a Potenza da un dipendente pubblico e da una casalinga, vive tra Asti, Salerno e Genova, si dà in breve ai furti, alle bische clandestine, sino a quando il suicidio del fratello, che si getta sotto un treno col figlioletto di 4 anni in braccio, lo cambia per sempre.

Dall’ottobre del 1997 all’aprile del 1998,  in soli 6 mesi e 5 giorni, uccide (accertate) diciassette persone. La prima vittima è il biscazziere Giorgio Centanaro che Bilancia uccide soffocandolo con le sue mani e con del nastro adesivo, il delitto viene archiviato come morte per cause naturali e sarà Bilancia stesso ad autoaccusarsi. Segue l’omicidio dei coniugi Maurizio Parenti (biscazziere) e la moglie Carla Scotto, con furto di 13 milioni, dei coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria, del cambiavalute Luciano Marro, con furto di 45 milioni di lire, del cambiavalute Enzo Gorni, il cui cognato è il primo a vedere l’assassino allontanarsi con una Mercedes nera. Per tutto il mese di marzo uccide Stela Truya, prostituta albanese, Ljudmyla Zubskova, prostituta ucraina, i due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò, intervenuti per salvare la transessuale Lorena, (la quale sopravviverà e contribuirà alle indagini), la prostituta nigeriana Tessy Adodo, la prostituta Kristina Valla.

Nell’aprile successivo aprì le porte dei bagni di due treni, freddando due donne, Elisabetta Zoppetti e Maria Angela Rubino, sul cui cadavere si masturbò. “Il mostro della Liguria” dalle prostitute era passato a colpire, con assoluta casualità, sui treni.

Infine, la rapina e l’assassinio del benzinaio Giuseppe Mileto perché questi si era rifiutato di fargli credito per un pieno di benzina. Viene arrestato nel 1998 tradito dall’auto usata per alcuni suoi spostamenti: si era rifiutato di pagare il pedaggio in autostrada. La Mercedes nera viene così segnalata e i carabinieri scoprono che l’identikit corrisponde a quello fornito dalla sopravvissuta Lorena. Il DNA conferma e Bilancia viene arrestato il 6 maggio del 1998. Confessa tutti gli omicidi, senza mai pentirsene.

In carcere a Padova, Bilancia stava scontando ben 13 ergastoli per diciassette omicidi e 16 anni per un tentato omicidio: delitti consumati tra il 1997 e il 1998 tra la Liguria e il Piemonte.

Aveva ottenuto, dopo 20 anni di detenzione, il permesso di andare, superscortato, sulla tomba dei genitori a Nizza Monferrato (Asti), mentre un successivo permesso gli era stato negato perché ritenuto un soggetto “ancora pericoloso”.

Dei suoi crimini non si era mai ravveduto.