Il tempo passa. Dalla demolizione nella notte del 30 maggio sono trascorsi quattro mesi e mezzo. In attesa delle decisioni della procura di tanto in tanto qualche notizia filtra. Difficile valutare se questi “leaks” siano casuali o mirati.

Dopo gli scontri alla stazione FFS (8 marzo, vedi articolo) il giovedì 11 nella sua seduta ordinaria il municipio decise lo sgombero del macello.

Lo decise ma non lo eseguì. Scelse una via più “soft” ed intimò lo sgombero ai molinari, concedendo loro 20 giorni di tempo. Teoricamente lo avrebbe potuto eseguire il vecchio municipio (prima delle elezioni del 18 aprile) ma si capì subito che ciò non sarebbe avvenuto. La patata bollente passava nelle mani del nuovo esecutivo, per 2/7 diverso dall’antecedente.

I molinari non cedevano di un millimetro e quindi, presto o tardi, si sarebbe dovuto agire (anche per non perdere la faccia). La polizia (anzi le polizie, comunale e cantonale) non può farsi cogliere di sorpresa e quindi deve prevedere e valutare le diverse possibilità. Secondo una fonte citata dal Corriere è certo che la polizia avesse preso in considerazione un intervento sulla struttura (soprattutto per evitare che i molinari “sgomberati” tornassero ad insediarsi al macello). Demolizione del tetto o dell’intero edificio? Attenzione, stiamo parlando del blocco F, quello che albergava i molinari. La parte protetta del macello (nella sua qualità di “archeologia industriale”) non si poteva toccare e non è stata toccata.

Questa preveggenza delle forze dell’ordine può essere considerata una premeditazione? Secondo noi no. Ci sembra piuttosto un atto dovuto per prepararsi correttamente ad ogni eventualità.

A nostro avviso questa “rivelazione” non è sorprendente e neppure decisiva per l’accertamento delle responsabilità. Potrebbe però preludere alla diffusione di qualche ulteriore “tassello”.

(fonti: CdT e la Domenica)