La Turchia aveva posto il veto per l’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia: la condizione di Erdogan era, cioè, che Svezia e Finlandia entrassero nella Nato solo a patto che i due Paesi Scandinavi consegnassero 45 persone curde alla Turchia. Istanbul ha anche imposto a Svezia e Finlandia il divieto di sostenere il popolo curdo in ogni sua forma. Condizioni accettate. I tre ministri degli Affari Esteri hanno firmato l’accordo in dieci punti che cede alle richieste del premier turco.

Asia Ramazan Antar, nota anche con lo pseudonimo di Viyan Antar. Celebre combattente curda morta nel 2016, a 19 anni, contro l’Isis

Così, Finlandia e Svezia dovranno consegnare a Erdogan 45 cittadini curdi, che Istanbul ritiene terroristi, anche se molti in realtà sono giornalisti, insegnanti e ricercatori.

Secondo la Turchia, i 45 curdi appartengono a gruppi terroristici come il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), alla milizia YPG (i combattenti che in Siria hanno sconfitto l’Isis) e al PYP (gli eroi di Kobane che controllano Rojava).

Tra essi, Bülent Kenes, Levent Kenez e Hamza Yalçın sono “copevoli” di aver pubblicato articoli critici nei confronti di Erdogan, Burcu Ser, è stato impiegato in una associazione internazionale per i diritti delle donne, e così via.

Mentre la Francia nega l’estradizione all’Italia per gli ex terroristi degli anni di Piombo, Finlandia e Svezia accettano di rispedire in Turchia 45 civili, “venduti” per essere condannati.

Nel frattempo, Putin annuncia che la Russia “risponderà se la Nato dispiegherà truppe in Finlandia e Svezia”.

Secondo la deputata curda eletta in Svezia, Amineh Kakabaveh “Questo è un tradimento del governo, dei Paesi della Nato e di Stoltenberg che ingannano un intero gruppo di persone che ha liberato sé stesso e il mondo intero da Daesh (Isis). Soprattutto quando si tratta della lotta delle donne, che la Svezia afferma di sostenere. Si abbandona quanto conquistato, a causa di un dittatore e ci si allea con un altro dittatore”. Chiari, i riferimenti a Erdogan e a Putin.