The Russian Presidential Press and Information Office www.kremlin.ru
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Non è un buon momento per la Russia. L’inflazione è in aumento, i prezzi delle merci sono saliti alle stelle, i paesi di (quasi) tutto il mondo hanno imposto sanzioni commerciali e gli stipendi sono diminuiti. Ma il rublo russo si è rafforzato.

La banca centrale russa ha rovesciato il sistema monetario globale e ha utilizzato le sanzioni occidentali a proprio vantaggio. Sanzioni contro la Russia che erano state progettate per soffocare qualsiasi sistema finanziario russo al punto di non poter sostenere né la guerra in Ucraina né la propria economia.

Ciò nonostante, pare che il Cremlino possa aver superato con astuzia l’Occidente grazie proprio al petrolio e all’oro bloccati dalle sanzioni.

Gli Stati Uniti e i suoi alleati, hanno deciso di limitare la vendita di riserve auree da parte della Russia agli acquirenti stranieri. Ma contrariamente alle attese occidentali, la banca centrale russa ha ripreso in modo massiccio ad acquistare oro dalle banche nazionali ad un prezzo fisso di 5 mila rubli per grammo (circa 55 dollari, quando la quotazione internazionale supera i 61 dollari), vendendo le proprie riserve di titoli americani al fine di evitare attività congelate negli Stati Uniti.

Già nel 2018 Mosca acquistò ben 274 tonnellate di oro, scommettendo sul metallo prezioso come valore di rifugio di fronte ad un futuro scenario di difficoltà economica. Secondo i dati del World Gold Council, la Russia dispone oggi di oltre 2’300 tonnellate di oro corrispondenti a un valore di oltre 150 miliardi di dollari. Seconda voce di bilancio, dopo l’energia delle esportazioni russe.

Il divieto di importazione si applica all’oro russo di nuova estrazione o raffinato. Non riguarda quello precedentemente esportato dalla Russia. Non è prevista infatti, l’estensione delle restrizioni all’oro russo acquistato legittimamente prima dell’entrata in vigore del divieto di importazione.

Se le sanzioni impediscono alla Russia di vendere le riserve di oro a investitori stranieri, chi vuole vendere oro, sarà contento di farlo alla Banca di Russia anche con uno sconto perché guadagnerà comunque. Quando l’Occidente ha sanzionato l’oro di Mosca, ha, senza volerlo, creato una opportunità di arbitraggio, per cui l’oro russo è diventato significativamente più economico della controparte estera a causa della mancanza di domanda del mercato esterno.

La banca centrale russa aumenterà così la quantità posseduta da scambiare con operatori stranieri per accedere alle valute forti. Indipendentemente da qualsiasi valuta, l’oro non ha nazionalità. Quindi se la Cina acquista oro da una banca russa e lo rivende ad un fondo americano, nessuno sa da dove proviene (o fa finta di non saperlo).

Anche la Svizzera ha ripreso ad importare oro dalla Russia approfittando del boicottaggio internazionale. Una solidarietà nei confronti dell’Ucraina che è venuta meno di fronte alle tre tonnellate di oro che sono arrivate negli impianti di raffinazione elvetici nello scorso mese di maggio. La Svizzera ospita quattro importanti raffinerie di oro che insieme gestiscono i due terzi del prodotto mondiale.

La realtà delle sanzioni contro la Russia è che invitano a ritorsioni. Il presidente Putin è libero di “congelare” tutta l’Europa il prossimo inverno. Le bollette del gas rischiano di aumentare in modo eccessivo a breve, e il principale beneficiario non è altro che la Russia, le cui esportazioni di energia in Asia sono esageratamente aumentate, portando la sua bilancia dei pagamenti a una eccedenza senza precedenti.

Il rublo è una delle valute più forti del mondo quest’anno, essendosi rafforzato da gennaio di quasi il 50%. I beni all’estero di Mosca sono stati congelati, ma non esiste nessun segno che al presidente russo importi, e non ha elettorato che lo preoccupi.

Quello che per tanto tempo è stato visto come uno strumento di pace, oggi l’interdipendenza delle economie mondiali è diventata un’arma di guerra.

Nicholas Mulder, storico economista americano, ha sottolineato che più di 30 guerre di sanzioni negli ultimi 50 anni, hanno avuto un impatto minimo, se non controproducente. Lo scopo è quello di intimidire i popoli, ma hanno l’effetto opposto. Paesi come Cuba, Corea del Nord, Myanmar, Iran, Venezuela e Russia, non hanno visto altro che il radicamento dei regimi autocratici, il rafforzarsi delle élite, e vedere schiacciate le libertà.

Dunque le sanzioni concepite contro la Russia sono le più controproducenti della storia recente, e il loro fallimento non potrebbe essere più evidente. Nel frattempo l’Occidente è precipitato nella recessione.