di Jean Olaniszyn

L’icona della Madre di Dio di Kazan

“Theotokos”, ossia Genitrice di Dio, è il titolo che il Concilio di Efeso nel 431 attribuisce alla
Madonna e che la tradizione orientale ha conservato attraverso i secoli. L’icona della Madre di Dio
intende esprimere il Mistero della Divina Maternità che la Vergine manifesta nello sguardo
doloroso e lieto rivolto al Figlio.
Sulle reali origini dell’Icona della Madre di Dio di Kazan si sa pochissimo. Si suppone che sia stata
concepita a Costantinopoli all’inizio del secondo millennio. L’icona fu poi trasportata dalla capitale
dell’impero bizantino ad un monastero di Kazan, a 800 chilometri ad est di Mosca, dal quale, a
causa dell’invasione dei tartari, scomparve nel 1209. 
Nel 1552, lo Zar Ivan il Terribile rioccupò il territorio sottratto alla Russia dai Tartari e l’Icona
apparve di nuovo l’otto luglio del 1579 a Kazan, dove venne trasportata con solenne processione
nella vicina Chiesa di San Nicola e successivamente collocata nella Cattedrale dell’Annunciazione.
Il culto della Madre di Dio di Kazan, non si limitò però all’immagine custodita in quella città. Infatti,
sin dal rinvenimento dell’originale, furono eseguite altre icone, venerate in diverse regioni del
Paese e ritenute miracolose.
Nel 1612 venne inviata a Mosca, al Principe Dimitrij Pozarskij, il quale assieme a Kuzma Minin,
guidava la resistenza contro i polacchi, un’icona ispirata alla Madonna di Kazan. La liberazione
della città, il 22 ottobre 1612, fu attribuita all’intercessione della Santa Madre di Dio. L’Icona fu
venerata in seguito come la “Liberatrice della Russia”, divenendo il vessillo delle vittorie sugli
svedesi e su Napoleone.
L’immagine divenne l’Icona di famiglia degli Zar. Nel 1721 Pietro il Grande ne commissionò una
copia da porre nella Cattedrale della nuova capitale San Pietroburgo. In Russia, prima della
rivoluzione del 1917, esistevano, oltre all’originale, altre tre icone sacre della Madonna di Kazan,
ugualmente venerate come miracolose. Sono andate tutte perse come sono stati distrutti i luoghi di
culto dove erano conservate.
L’Icona originale di Kazan sparì di nuovo nel periodo della Rivoluzione russa. Molti pensarono che
fosse stata bruciata insieme alle immagini di Santi durante la repressione religiosa comunista,
secondo altri, invece, l’Icona fu rubata e venduta in Occidente da contrabbandieri russi. Secondo il
giornalista Jurij Frolov, che per vent’anni ha studiato negli archivi russi, l’icona originale venne
distrutta da ladri che si impadronirono solo dei gioielli dell’intarsio e come descritto negli atti
ufficiali, parte della refurtiva fu ritrovata, l’Icona invece parrebbe stata bruciata.
Sta di fatto che nel 1950, l’Icona, ritenuta originale, venne acquistata dall’archeologo inglese
Mitchell-Hedges, da un certo Solly Joel, un ricco sudamericano, che a sua volta l’aveva acquistata
da un mercante russo. Alla morte di Mitchell, l’Icona fu ereditata dalla figlia Anna. Il vescovo
ortodosso di San Francisco, John Shakovsky, che nel frattempo era venuto a conoscenza
dell’esistenza dell’Icona, persuase la donna a dare il permesso di esporre il capolavoro nel
padiglione russo, dell’esposizione internazionale del 1964.
Vista la gran notorietà raggiunta dall’Icona, Anna Mitchell ne propose l’acquisto al vescovo
ortodosso, per mezzo milione di dollari. Shakovsky cercò di raccogliere i fondi necessari, ma
malgrado i suoi sforzi, non riuscì nell’intento.
Nel 1970 l’immagine sacra fu acquistata da Harold Colgan, parroco di Saint Mary a Plainfield, New
Jersey (USA), per conto dell’Associazione Blue Army (fondata nel 1947).
Il 21 luglio del 1970, l’Icona fu trasferita in Portogallo, a Fatima, presso i quartieri generali della
Blue Army, nella cappella della Domus Pacis, dove la Sacra Icona fu esposta alla venerazione di

Cattedrale di Nostra Signora di Kazan, San Pietroburgo. Immagine scattata nel 1853 da Ivan Bianchi (1811-1893), il fotografo ticinese pioniere della fotografia in Russia.

tutti i fedeli, tanto Ortodossi, quanto Cattolici. La Blue Army avrebbe dovuto essere la custode della
sacra Icona fintanto che la Russia “si fosse convertita”.
Nel 1987 il Soviet Supremo varò la nuova legge sulle imprese statali: era l’inizio della Perestrojka e
in Russia era ritornata una certa libertà di culto. In questo periodo entrò in gioco Peter Anderson,
cattolico laico di Seattle, Washington, che aveva stabilito un programma di relazioni fra Leningrado
e Seattle.
Anderson aveva letto su una rivista della Blue Army la storia dell’Icona e ne era rimasto
impressionato. Quando si recò in visita a Leningrado, oggi San Pietroburgo, Anderson conobbe un
diacono che gli fece comprendere quale grande considerazione e venerazione avesse questa
Icona nel cuore dei Russi. Lo stesso anno la visita della commissione americana fu restituita da
quella russa, presieduta dal Metropolita Alessio, il futuro Patriarca di Mosca. Anderson, nella
speranza di porre le basi per la restituzione dell’Icona, sfruttò tutta la sua influenza per organizzare
un incontro con il Metropolita Alessio e Padre Frederick Miller, direttore esecutivo della Blue Army.
Alessio chiese informazioni sull’Icona, sulla sua autenticità e su come la Blue Army ne fosse
venuta in possesso. Non si andò oltre l’accademico dialogo.
Anderson coinvolse allora nella faccenda l’arcivescovo Edward Cassidy, all’epoca presidente del
Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, nella speranza di far avere l’Icona al Santo
Padre Giovanni Paolo II, in modo che fosse lui stesso a restituirla. Anderson racconta che iniziò
allora e per tutto il 1990 una fitta serie di comunicazioni fra la Blue Army, il Consiglio Ecumenico di
Seattle ed il Vaticano, tutte tenute rigorosamente “Top Secret”.
Nel 1993 entrò in gioco il Cardinale Theodore McCarrick, all’epoca arcivescovo di Newark (New
Jersey), il quale, durante una sua visita apostolica alla Blue Army, espresse il desiderio del Santo
Padre di avere l’Icona. “La cosa che mi meravigliò profondamente – disse – fu la semplicità con cui
il consiglio direttivo generale della Blue Army accettò lietamente di trasferire la proprietà dell’Icona
al Santo Padre”.
Fu così che il Papa divenne il nuovo garante dell’Icona, al punto da custodirla personalmente nel
suo appartamento privato. Da quel momento ha pregato ogni giorno davanti alla Sacra Immagine
per il rinnovamento nella fede della Russia e per l’unità fra la Chiesa Cattolica e la Chiesa
Ortodossa russa.
Nell’ottobre del 2000, Giovanni Paolo II incontrò il sindaco di Kazan, Kamil Ishkakov. Iniziarono
quindi i febbrili lavori per organizzare un incontro fra il Santo Padre e Vladimir Putin.
Nel 2003 Giovanni Paolo II incontrò il presidente della federazione russa, Vladimir Putin, a Roma:
durante l’incontro, pregarono insieme di fronte alla Santa Immagine e Vladimir Putin si chinò a
baciare la Santa Icona.
Anche se Putin non poteva invitare ufficialmente il Papa a visitare la Russia senza il consenso
della Chiesa Ortodossa Russa, dichiarò: “La mia personale posizione è che bisogna compiere
qualsiasi sforzo in favore dell’unità fra le Chiese Cristiane. Considero questo un mio personale
obbiettivo, non solo per rendere possibile un viaggio del Papa in Russia, ma soprattutto per
compiere ogni opportuno passo al fine di rendere possibile l’unità delle Chiese”.
Il 25 agosto 2004 il Santo Padre con una solenne cerimonia si accomiata dall’Icona con queste
parole: (…) La Russia è una nazione da tanti secoli cristiana, è la Santa Russia. Anche quando
forze avverse si accanirono contro la Chiesa e tentarono di cancellare dalla vita degli uomini il
nome Santo di Dio, quel popolo rimase profondamente cristiano, testimoniando in tanti casi con il
sangue la propria fedeltà al Vangelo e ai valori che esso ispira. È perciò con particolare emozione
che rendo grazie con voi alla Divina Provvidenza, che mi concede oggi di inviare al venerato
Patriarca di Mosca e di tutte le Russie il dono di questa Santa Icona (…).
Il 28 agosto 2004 la delegazione vaticana, guidata dal cardinale Kasper faceva il suo solenne
ingresso nella Cattedrale della Dormizione al Cremlino. Alla cerimonia, oltre a molti religiosi e

il monastero della Madre di Dio di Kazan del 1930

fedeli, era presente il presidente Putin: presenza che sanciva definitivamente il nuovo periodo di
rinascita della Fede in Russia.
La riconsegna dell’Icona fu un evento tanto atteso, non solo dalla Chiesa ortodossa, ma anche dal
Governo russo. Il Patriarca Alessio II scrisse una lettera di ringraziamento al Papa: (…) La
consegna di questa icona da parte dei Suoi inviati è considerato da tutta la Chiesa ortodossa russa
sia come atto di ripristino della giustizia sia come atto di buona volontà da parte sua, Santità.
Ritengo che la Sua decisione di consegnare l’Icona esprima il desiderio sincero di superare le
difficoltà esistenti nelle relazioni fra le nostre due Chiese. Che questo evento divenga il nostro
contributo congiunto al superamento delle conseguenze negative della storia del XX secolo,
segnata da una persecuzione contro la fede di Cristo dalle proporzioni senza precedenti (…).
Il 29 agosto 2008 nella città di Kazan, capitale della Repubblica del Tatarstan (Federazione
Russa), veniva finalmente inaugurata la chiesa cattolica dedicata alla “Esaltazione della Santa
Croce”, riedificata laddove sorgeva la chiesa espropriata dai bolscevichi subito dopo la Rivoluzione
di Ottobre.
La Repubblica del Tatarstan, che ha i suoi confini tutti interni alla Russia, è abitata da circa 70
etnie e si caratterizza per essere un raro esempio di dialogo non solo ecumenico, ma anche
islamo-cristiano. All’inaugurazione erano presenti oltre al cardinale Angelo Sodano, già Segretario
di Stato vaticano, l’arcivescovo Anastasias, in rappresentanza della Chiesa Ortodossa, il
Presidente della repubblica del Tatarsan, Mintimer Shaimiev, di religione musulmana, oltre ad un
esponente religioso islamico.

la cattedrale della Dormizione di Maria, Mosca

L’Icona della Madre di Dio

L’Icona è dipinta su una tavola di tiglio di cm 31,5 x 26,1 e presenta evidenti tracce di cera colata
attribuibili all’originale uso liturgico e cultuale. Alcuni elementi stilistici della pittura riconducono al
modello delle opere dei Maestri del Palazzo dell’Armeria del Cremlino della fine del XVII – inizio del
XVIII secolo. Lungo i bordi si notano fori di chiodi di diverso diametro, il che permette di pensare ad
una copertura precedente l’attuale. La riza (rivestimento dell’Icona) è eseguita in argento dorato,
con una incisione semplice in stile tardo barocco russo. La copertura è arricchita da numerose
pietre preziose (600 diamanti, svariati smeraldi e perle), applicate alcune originariamente e altre in
fasi successive.
Gli specialisti hanno a lungo discusso sull’origine dell’Icona “Vaticana”, ma nessuno sa
raccontarne con certezza la storia. Dmitrij Khafizov, membro di un gruppo di esperti incaricato
delle perizie dice: “Non è nessuna delle quattro icone sacre conosciute, ma è la più preziosa finora
ritrovata e fa ugualmente i miracoli”.
Ma ai fedeli poco importano queste disquisizioni tra specialisti, per loro si tratta dell’Icona della
Madre di Dio originale, che ha tanto voluto tornare fra i suoi figli.

Roma, 5 novembre 2002: incontro tra Vladimir Putin, presidente della Federazione russa, con Papa Giovanni Paolo II (dietro di loro l’Icona della Madre di Dio di Kazan).