Secondo un sondaggio di maggio della società britannica specializzata in ricerche di mercato YouGov, la percentuale dei britannici che vogliono rientrare nell’UE è salita ai livelli più alti dal 2016. 

Soltanto sette anni dopo il referendum sulla Brexit, i dati hanno mostrato che il 58% voterebbe per rientrare nel blocco, mentre un numero maggiore di intervistati ha affermato di fidarsi più della Commissione europea che del governo del Regno Unito.

Con l’inflazione bloccata ai massimi storici e con un PIL stagnante, gli economisti inglesi hanno sempre di più messo in guardia sul continuo impatto della Brexit su commercio e investimenti. Molti di quelli che affermano che la Brexit sarebbe potuta andare bene, incolpano i politici per averla gestita male e per non averci nemmeno provato.

Nigel Farage, ex leader del Partito UKIP, uno dei più grandi sostenitori dell’uscita dall’UE, parlando in un notiziario serale della BBC il mese scorso, ha ammesso che il Regno Unito non ha beneficiato economicamente dell’uscita dal blocco, dichiarando che la Brexit è fallita per colpa dei politici. “Ciò che la Brexit ha dimostrato, è che i nostri politici sono inutili quanto i commissari a Bruxelles”, ha detto Farage rispondendo ad una serie di dati che mostrano un evidente impatto economico negativo.

La Brexit è la causa dell’aumento dell’inflazione che guida la crisi del costo della vita nel Regno Unito, ha affermato l’ex governatore della Banca d’Inghilterra Mark Carney, che secondo quelli a favore della Brexit, avrebbe dovuto essere licenziato per aver messo in guardia sui pericoli economici dell’uscita dall’UE prima del voto. “Abbiamo previsto prima della Brexit che questo sarebbe stato uno shock negativo dell’offerta per un periodo di tempo e la conseguenza di ciò sarebbe stata una sterlina più debole, un’inflazione più elevata e una crescita più debole”, ha affermato l’ex governatore, certamente non compiaciuto per aver avuto ragione di quanto affermato prima del referendum.

La forte delusione per il modo in cui è stata gestita la Brexit rischia di intensificare la sfiducia nei confronti dei politici britannici. Pochissime persone pensano che la Brexit stia andando bene, ma anche se un gran numero ritiene che sia ancora troppo presto per esprimere un giudizio definitivo, il 72% degli intervistati ha affermato di voler smettere di discutere di Brexit.

Eurostar, l’azienda che gestisce il tunnel sotto la Manica partecipata in maggioranza dall’operatore statale francese SNCF, parla ancora di espansione, ma non più da parte britannica, né di potenziamento dei treni diretti da Londra. D’ora in poi, la crescita per l’azienda significa possibili collegamenti e rotte successive in Belgio e Germania dopo la fusione con l’operatore franco-belga Thalys.

Un chiaro agente del destino di Eurostar è stata l’uscita della Gran Bretagna dall’UE che rende le stazioni impraticabili a causa della mancanza di capacità per l’aumento dei requisiti di frontiera.

Un nuovo rapporto ha messo a nudo l’impatto economico sulla Scozia dell’uscita dall’UE: la Brexit sta costando alla Scozia l’incredibile cifra di 3 miliardi di sterline ogni anno in entrate pubbliche perse. E pensare che la stragrande maggioranza degli elettori scozzesi ha sostenuto la permanenza in Europa al voto del 23 giugno 2016.

La Greater London Authority, l’autorità che amministra il territorio della capitale, aveva programmato per l’anniversario, di alzare la bandiera europea in solidarietà con i residenti dell’UE. Ma il governo di Londra ha vietato di far sventolare la bandiera europea.

Un portavoce del municipio ha dichiarato che “sventolare una bandiera è un modo per mostrare solidarietà, esprimere i nostri valori e mostrare orgoglio per le identità che condividiamo. Con oltre un milione di persone che chiamano Londra la loro casa da altri paesi europei, è straordinario che il governo abbia effettivamente vietato l’esposizione della bandiera europea senza passare attraverso un lungo e burocratico processo di pianificazione”.

La fiducia nel futuro dell’UE è aumentata notevolmente da parte dei britannici, e a loro dire, un rimedio per i problemi del Regno Unito è che rientri nell’UE. Uno scenario che sta diventando sempre più probabile.