Come impedire la scomparsa di un cardine del sistema partecipativo democratico
Svizzero

Il servizio di milizia è da tempo un paziente agonizzante, ospite o prigioniero nell’ospedale della
politica svizzera. A tratti sembra riprendersi come nel caso della riforma Esercito XXI, ma una ricaduta
appare sempre inevitabile.

Il sistema di milizia gioca da sempre un ruolo fondamentale nella difesa della coesione nazionale. Il
termine militia deriva dalla sfera militare ma in Svizzera viene da sempre associato in senso lato alla
presa di responsabilità dei cittadini, che sono chiamati a svolgere un compito specifico, trattasi di
politica, di impegno in ambito civile oppure di un servizio su scala nazionale. Si tratta quindi di un
importantissimo strumento del sistema partecipativo democratico svizzero, dove ogni singolo
cittadino è responsabilizzato e si sente parte di un meccanismo comune.

Purtroppo la politica non ha saputo valorizzare questo principio, che negli ultimi decenni haconosciuto una continua crisi. Le cause principali del declino del servizio di milizia, inteso insensolato per politica e per associazioni, sono da ricercare nella continua diminuzione del numero di
volontari, nello sviluppo demografico e nell’aumento esponenzialedell’apparato burocratico.

Possiamo suddividere il sistema di milizia in due categorie: obbligatorio e volontario. Per quanto
riguarda il sistema di milizia su base volontaria la soluzione è aumentare l’attrattività fermando la
pericolosa avanzata di cavilli e formalismi. Tutto ciò comporta un aumento esplosivo dei compiti
amministrativi, giocando in definitiva a favore degli specialisti a scapito dei militanti, sempre più
sotto assedio e decimati da schiere di norme burocratiche. Questo ultimo punto è fondamentale
perché regola il precario equilibrio tra professionismo e non professionismo.

In merito al sistema di milizia obbligatorio, sul tavolo dell’Assemblea federale sono attualmente in
discussione opzioni come la fusione tra Servizio civile e Protezione civile, bocciata a giugno in
Consiglio nazionale. Non servono però misure temporanee quanto più una riforma generale del
sistema di servizio obbligatorio. La base stessa della struttura deve essere ripensata secondo principi
quali flessibilità, obbligo generalizzato a tutta la popolazione ed adattabilità. Tutto ciò può invertire la
tendenza che secondo recenti stime vedrà gli effettivi della Pci diminuire fino a 51’000 componenti
entro il 2030. Questo preoccupante trend rischia di lasciare scoperto una buona parte del fronte di
protezione della popolazione e dei beni culturali in caso di catastrofi e situazioni d’emergenza.

Applicando queste contromisure il servizio di milizia avrà un esito clinico positivo e potrà
abbandonare la melanconica camera a lui riservata presso l’ospedale della politica nazionale.

Michele Roncoroni

candidato CN per il Centro