L’utopia tra città di Dio e Città dell’uomo

di Liliane Tami

Solo un grande umanista, santo e martire, come Sir Thomas More, in perenne
tensione tra il mondo terreno della Res Publica e il mondo celeste della fede cattolica
più integra, poteva garantire rinnovato lustro politico all’opera Civitas Dei di
St.Agostino dando alle stampe il romanzo filosofico De optimo reipublicae statu
deque nova insula Utopia, editto nel 1516 1 . In questo capolavoro egli tenta, sulla scia
dell’apparizione dell’arcobaleno in Genesi 9,12-13, di proporre un’alleanza tra Dio e
l’Uomo in questo mondo. Sir Thomas More, oltre che uomo politico, è stato anche
uno zelante difensore della retta fede e apologeta: nella sua bellissima lettera a John
Frith, infatti, difende l’eucaristia dagli attacchi inflitti dagli eretici del suo turbolento
periodo storico e si complimenta col re che si è prodigato nel difendere la giusta
dottrina teologica dagli attacchi dei teologi corrotti. Prima che re Enrico VIII tradisse
la chiesa, Tommaso Moro gli fu molto devoto e di lui scriveva infatti:
“Per questo, Sua graziosa altezza il Re, principe cattolicissimo ha emanato
pubblici decreti con i quali si proibisce in modo assoluto, al fine di tener
lontani gli scritti scellerati che seminano il veleno dell’eresia tra la gente, che
tuttii libri stampati in inglese e all’estero siano in questo paese. In tal modo, gli
eretici inglesi che si sono nascosti colà non potranno pubblicare le loro eresie
mescolate a cose d’altro genere, né a mandarle qui senza suscitare sospetto,
compiendo così nascostamente un male grandissimo, al quale poi non si sia più
in grado di porre rimedio 2 .”

La vita di Sir Thomas More, nato a Londra il 7 febbraio del 1478 e qui morto sul
patibolo il 7 luglio 1535 3 , è stata degna di quei profeti biblici che, dinnanzi ai peccati
del popolo, sono riusciti a guidare i sovrani verso al mantenimento dell’alleanza con
Dio. La sua carriera politica fu brillante: nel 1529 divenne cancelliere del regno ma,
quando le posizioni del re Enrico VIII nei confronti della religione cattolica
mutarono, in seguito al divorzio difficile con Caterina d’Aragona, si dimise dal suo
prestigioso ruolo politico e preferì restare fedele a Cristo anziché al monarca che
aveva spezzato l’alleanza con Dio. Sir Thomas More, oltre che martire e santo, fu
anche prolifico poeta e nella sua opera filosofica Utopia riuscì a conciliare in modo
eccelso i valori fede con la filosofia platonica 4 .

Il suo capolavoro di teologia politica, ambientato in un’isola amministrata da filarchi
e sacerdoti, suscitò grandissimo interesse e, ancora oggi, filosofi e politici si nutrono
dell’ambrosia stillante da queste preziose pagine. Bacone, Rebalais, Campanella e
Milton 5 sono solo alcuni dei grandi nomi di coloro che, coi loro scritti sulla società
ideale, si sono lasciati ispirare da Tommaso Moro, profeta e martire politico ucciso
per aver voluto onorare con la propria vita pubblica la Sacra Alleanza tra Dio e le

1 cfr.NICOLA ABBAGNANO, UTET, Torino, in DF, I, p.905.
2 TOMMASO MORO, Lettere, Scelte e tradotte da Alberto Castelli, Vita e pensiero, Milano, 2008, 301-302
3 cfr.EF, VII, Bompiani, Gallarate, 2006, 7624

4 cfr.ROBERT AUDI, CDF, Cambridge University Press, 1995, 512
5 cfr. JOACHIM RITTER, KARLFRIED GRUENDER, GOTTFRIED GABRIEL,HWP, XI, Schwabe