2021
Sabato 1° maggio alla galleria “la Rada” di Locarno ha avuto luogo il vernissage della mostra “Rêverie. Metamorfosi della visione” della fotografa d’arte Piritta Martikainen.
Nonostante la serata inclemente ed uggiosa, il pubblico degli appassionati era presente in buon numero. Abbiamo visitato con interesse la mostra e abbiamo rivolto alcune domande all’artista.
Un’intervista di Francesco De Maria.
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Francesco De Maria Che cos’hanno in comune il Ticino e la Finlandia? In particolare per quanto riguarda i laghi, le foreste?
Piritta Martikainen Quello che trovo come similitudine è l’amore ed il rispetto per la natura in generale. Anche qui in Ticino sono presenti laghi, boschi e foreste. Le differenze sostanziali sono legate all’ampiezza degli spazi che riscontro nel mio paese d’origine, come la maggior quantità di specchi d’acqua (sono migliaia) nonché la colorazione degli stessi. Il blu intenso e torbido dei laghi finlandesi in Ticino è traslato in tonalità più verde smeraldo e lascia spazio ad una limpidezza spesso cristallina. Inoltre gli orizzonti arborei sconfinati a cui ero abituata sono stati sostituiti dalla presenza delle montagne che circoscrivono ciò che mi sta intorno.
Se dovesse raccontare con un piccolo numero di parole (diciamo al massimo 30) il suo paese d’origine, che cosa direbbe?
Il tempo è dettato dalle esplosioni delle singole stagioni e le loro peculiari caratteristiche, la luce e la temperatura raggiungono momenti estremi. I finlandesi sono tenaci e amano la sauna e la natura.
Per le sue fotografie d’arte utilizza una tecnica particolare? Le modifica mediante strumenti informatici? Se sì, come?
Negli ultimi anni utilizzo quasi esclusivamente un apparecchio digitale. Lo scatto iniziale rimane spesso molto simile con alcuni aggiustamenti legati ai contrasti e al colore. A volte mi servo di obiettivi particolari come il soft focus oppure mi avvalgo di lunghi tempi d’esposizione al fine di esternare un senso di movimento all’immagine.
Oltre ai paesaggi, a quali altri temi si dedica? Fotografa la figura umana? Architetture? Animali?
Come artista prediligo rappresentare la natura in ogni sua forma, quando la figura umana o animali sono presenti in uno scatto normalmente vengono messi in secondo piano. Il processo creativo si basa sempre sui temi primordiali quali tempo, spazio, memoria. Per quanto riguarda l’architettura essa trova spazio soprattutto in lavori commissionati.
L’acqua sembra avere un ruolo fondamentale nella sua arte. Ma l’acqua ha moltissime forme. L’acqua di Piritta è acqua di lago, di stagno, di torrente, di mare? Acqua che cade dal cielo? Acqua in forma di nebbia?
Sona nata e cresciuta in una regione molto ricca di laghi e nei miei lavori si tramuta in una sorta di geografia interiore. L’acqua è per me un elemento fondamentale, forte e potenzialmente pericoloso. In Finlandia si cammina su di essa quando i laghi si ghiacciano, la si percepisce dal cielo come neve, pioggia o nebbia.
Ci parli del suo video “Visioni”. Quale messaggio comunica?
Che la natura è formata da armonie e contraddizioni. Essa possiede le sue regole senza tempo alle quali hanno avuto a che fare anche chi ci ha preceduto. Lo stupore e lo splendore che la caratterizzano vanno di pari passo con uno sguardo oscuro e misterioso.
Che cos’è una “installazione immersiva” ?
La videoinstallazione nel caso di questa esposizione è composta da una grande proiezione a parete e da un’altra fruibile da uno schermo sospeso dal quale le immagini sono percepibili dai due lati. Lo spettatore ha quindi la possibilità di mettersi in relazione con questi due elementi camminando nello spazio espositivo. I video sono ripetuti in loop ed accompagnati da un’opera sonora composta dall’artista siberiana Olga Kokcharova che permette ulteriormente di essere avviluppati in uno stato quasi meditativo.
Ho assistito al LAC alla rappresentazione del “Macbeth, le cose nascoste” di Carmelo Rifici. Qual è stato il suo contributo alla pièce?
Per questa pièce mi sono adoperata a montare immagini preesistenti ma quando era necessario sono intervenuta personalmente modificandone la fruizione attraverso distorsioni, modificazioni cromatiche, eccetera. In special modo il mio operato era presente sottoforma di immagini acquatiche che erano parti integranti della scenografia nonché alcuni trittici videoproiettati. Sul finire dello spettacolo apparivano delle sequenze appositamente realizzate da me che cercavano di tradurre e rappresentare le profonde tematiche sollevate dal regista.
Qual è il maggior pregio del LAC… e quale il suo maggior difetto (se ci sono difetti)?
Il maggior pregio è che questo luogo è una fucina di pluralismo espressivo che offre in diverse occasioni una possibilità d’approccio sinergico con le varie arti.
Locarno è una buona città per una vita d’artista? Ha mai lavorato per il Festival?
Non in senso economico, anche se ovviamente la situazione è simile in molti altri luoghi. Locarno in sé offre certamente molti stimoli creativi e rifessivi, mi piace abitare qui, le bellezze naturali sono molteplici. Al momento per quanto riguarda il Festival mi sono limitata ad esserne una spettatrice.
Lei è anche insegnante. Che cosa insegna ai suoi allievi? Che giudizio dà sulla scuola ticinese?
Insegno presso la Scuola cantonale d’arte teoria del colore e tengo il corso di fotografia e video nel quale gli studenti trovano spazio per esprimersi artisticamente mediante progetti interdisciplinari. Per quanto mi riguarda credo che la scuola ticinese raggiunga un buon livello, apprezzo in particolar modo la professionalità degli insegnanti.
A quale prossimo progetto sta lavorando?
Sto realizzando un video che si inserirà in un progetto che riguarda le piante acquatiche e loro qualità purificative. Inoltre ho in cantiere nuove serie fotografiche e video nei quali continuerò ad indagare ciò che più mi sta a cuore.
Esclusiva di Ticinolive