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Giacomo Leopardi, Maria Antonietta. Abbozzo dell’atto primo.

A 230 annj dalla morte

A quindici anni era Delfina, a diciotto regina di Francia. A ventitré diede alla luce il primo erede, la piccola Maria Teresa, (l’unica dei successivi 4 figli che riuscirà a fuggire dalla Rivoluzione e a salvarsi.) Poi l’incontro con Axel Fersen, l’amato generale svedese, fedele sino alla fine alla corona di Francia, il connubio imposto eppure teneramente amichevole con l’impacciato Luigi XVI,  poi la morte dei due bambini, la calunnia della “collana di perle”, il suo declino. la marcia su Versailles dei rivoluzionari,  il trasferimento a Parigi, la prigionia, la condanna. Capro espiatorio degli odi della Rivoluzione, Regina Martire del Romanticismo, amata da Leopardi, apprezzata da(l’astuto) Napoleone.

La vita di Maria Antonietta ha spesso fatto innamorare la Musa del Cinema, e registi attenti a diversi aspetti degli anni della viennese sovrana di Francia, hanno sviluppato trame, intrighi, introspezioni. Proponiamo oggi un breve viaggio nel piccolo e grande schermo a lei dedicato. 

1816 Giacomo Leopardi Il primo a dedicare un’opera teatrale alla bella regina fu il coronato di Recanati. l’illustre poeta, nato cinque anni dopo la Rivoluzione, sognò da ragazzo Maria Antonietta, da lui personaggio amatissimo sino alle lacrime. Nel 1816 abbozzò una tragedia che avrebbe dovuto essere in V atti, nella quale Maria Antonietta, prigioniera alla Congiergerie, incita la figlia quindicenne a salvarsi, tornando in Austria, mentr’ella, memore dell’eroicità con la quale il consorte Luigi XVI prima di lei ha affrontato la ghigliottina, va contro il suo destino, senza tremare.

Costumi Sfarzosi e un budget da capogiro: 2.926.000 dollari. Il potente editore Hearst avrebbe voluto al posto della Shearer, Marion Davies, ma Thalberg gli si oppose, ottenendo il posto per la Shearer. La rottura tra i due fu insanabile, Hearter passò alla Warner Bros. Thalberg non vide tuttavia il suo trionfo, morendo a soli 37 anni due anni prima della presentazione del film.
Costumi Sfarzosi e un budget da capogiro: 2.926.000 dollari. Il potente editore Hearst avrebbe voluto al posto della Shearer, Marion Davies, ma Thalberg gli si oppose, ottenendo il posto per la Shearer. La rottura tra i due fu insanabile, Hearter passò alla Warner Bros. Thalberg non vide tuttavia il suo trionfo, morendo a soli 37 anni due anni prima della presentazione del film.

1938 Irving Thalberg (1899-1936) prestigioso regista fondatore dell’AMPAS (Accademia per il miglioramento del cinema) e protagonista degli anni d’oro del cinema in bianco e nero, firmò la sua ultima opera con Marie Antoniette (1938) ma morì prima che il film fosse presentato.  Con Norma Shearer nei panni di Antonietta, il film fu uno dei successi degli anni Trenta, e anche uno dei più costosi, sia per gli sfarzosi costumi, sia per la ricostruzione di Versailles negli studi americani, dopo che la Francia aveva negato la ripresa nella vera Versailles. La Shearer vinse la Coppa Volpi a Venezia.

1989 Robert Enrico e Richart T. Heffron firmarono questo capolavoro per il bicentenario della Rivoluzione Francese. Divisa in due parti, (Gli anni illuminati e il Terrore) proiettata per il piccolo schermo, fece boom di incassi, apprezzata particolarmente per il suo imparziale realismo. Nei panni di una Maria Antonietta dignitosa e prigioniera Jane Seymour, in una versione assai poco edulcorata che la presenta nel suo lato umano di madre e moglie che vede un mondo, il suo mondo, crollarle addosso.  marie6

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Oscar ai miglior costumi e musiche pop. Kristen Dunst è la nuova (e ultima, sinora) Marie Antoinette, nell’omonimo film. Costato 40.000.000 dollari, ha avuto un incasso di 705.000.000!

2006 Sofia Coppola firma l’ultimo lavoro fino ad oggi dedicato alla regina di Francia più affascinante della storia. Nei panni della sovrana, Kristen Dunst che, con un sottofondo di musiche rock e pop (anche se non manca Vivaldi) presenta la Teen Queen, che tanto piacque al pubblico e tanto poco alla critica, in un’ottica sbarazzina eppure non senza drammaticità. Anche se il film risparmia allo spettatore le scene cruente della Rivoluzione, non nasconde la drammaticità interiore della Delfina, pur incominciando in un’atmosfera da fiaba, proprio come, forse, fu la vita di Antonietta: fiabescamente drammatica. Perché forse è proprio così che chi l’ama, vuole lasciare la sua regina: in quel mondo d’oro perduto per sempre. E si conclude con la scena struggente (eppure delicatissima) in cui Re e Regina, condotti forzatamente in carrozza verso Parigi,  si guardano, uscendo soltanto ora da quella gabbia dorata nella quale per tutto il film lo spettatore si è abituato a vederli. “Guardi il tuo viale di tigli?” chiede Luigi XVI alla consorte. Risponde Antonietta “Dico addio per sempre.”

Ricostruzioni fedelissime da elogiare in tutti i film dedicati alla Delfina. Vediamone alcune.

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Jane Seymour è “Marie Antoinette à la rose”. Coerenza e splendore vanno di pari passo anche nel 1989!
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L’incoronazione. Marie Antoinette ottenne l’oscar per i miglior costumi. Ne valse la pena. Notare però come Kristen Dunst bene interpreti la giovanissima regina, immaginandone il timore di quella corona così importante, a differenza dell’austera e ieratica sovrana ritratta pur realisticamente a corte.
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Kristen Dunst indossa la stessa coroncina di fiori della Maria Antonietta “storica” che si fece ritrarre come la musa Erato, in linea con lo spirito arcadico dell’epoca.