Darya Dugina, figlia del filosofo Dugin, è stata uccisa in un attentato terroristico mentre rientrava da sola nella capitale alla guida di una Toyota Land Cruiser dopo aver assistito nella tenuta di Zakharovo (dove crebbe il poeta Alexander Pushkin) a una conferenza culturale tenuta dal padre.

Natalia Vovk. Questo il nome della attentatrice, appartenente, secondo Dugin, al terrorismo nazista di Kiev, autrice di quello che Putin ha definito ‘un crimine vile e crudele’, ovvero l’attentato terroristico alla giovane figlia di Alexander Dugin.

Una vecchia foto di Natalia Vovk con la figlia, ora dodicenne

Secondo l’intelligence russa, dopo l’assassinio della 30enne Darya Dugina, l’agente-terrorista ucraina, di 43 anni, sarebbe poi fuggita in Estonia assieme alla figlia dodicenne, che l’aveva accompagnata nella missione. Mosca ha infatti diffuso il filmato dell’attentatrice che sfugge ai controlli alla frontiera.

La giovane figlia di Dugin si era distinta per il proprio sostegno alle operazioni militare in Ucraina da parte del Cremlino, divenendo così un bersaglio al pari del padre.  

Secondo le prime ricostruzioni, però, era proprio lui, la vittima predestinata, che sarebbe dovuto saltare per aria assieme alla figlia, ma si sarebbe salvato per aver deciso all’ultimo momento di non salire sull’auto guidata da Darya.

La vittima con il padre

Dopo due giorni dalle esequie della ragazza, l’affranto padre Dugin ha rotto il silenzio, parlando di “attacco terroristico compiuto dal regime nazista ucraino” ed affermando che la risposta non può limitarsi a una vendetta, ma deve portare alla “Vittoria”, con la V maiuscola.

“Il crimine è stato preparato e commesso dai servizi di sicurezza ucraini”, ha affermato nel comunicato l’Fsb, ovvero il servizio di sicurezza nazionale russo.

Natalya Vovk sarebbe arrivata in Russia a bordo di una Mini Cooper alla quale sarebbero state applicate tre targhe diverse: la prima della Repubblica di Donetsk, per varcare il confine, la seconda del Kazakhstan, usata a Mosca, e la terza dell’Ucraina per uscire dal Paese.

Arrivata in Russia il 23 luglio assieme alla figlia 12enne Sofia Shaban, Natalya Vovk avrebbe organizzato l’uccisione della Dugina e raccolto informazioni sulle sue abitudini di vita.

Secondo l’Fsb, la Vovk “ha affittato un appartamento a Mosca vicino a dove viveva la vittima”. Infine, la sera stessa dell’attentato, la donna e la figlia avrebbero partecipato alla conferenza di Zakharovo. E pochi minuti dopo che l’auto della Dugina era partita, l’agente ucraina avrebbe azionato a distanza la carica esplosiva posta sotto il sedile di guida. Fonti della sicurezza citate dalla Tass ipotizzano che la bambina potrebbe essere stata usata dalla madre per piazzare l’ordigno.

Le mosse di Natalya Vovk sarebbero state ricostruite passo passo da varie telecamere di sorveglianza e parte delle immagini sono state diffuse dall’Fsb. La donna appare in primo piano durante le ispezioni della polizia di frontiera alla sua auto all’entrata e all’uscita dalla Russia e mentre, secondo le stesse fonti, cerca di entrare in un condominio di Mosca dove risiedeva la Dugina.

L’attentatrice