In Europa si continua ad avere l’impressione di essere molto lontani dagli scenari di guerra che interessano altre parti del mondo, in particolare il Medio Oriente, in primis la Siria. Gli europei hanno il sentimento che se scoppierà un conflitto armato, esso resterà lontano e non minaccerà la loro stabilità.

Dal portale kernews.com, le considerazioni di Laurent Artur du Plessis, scrittore, ex giornalista del quotidiano francese Le Figaro e geo-politologo.

Contrariamente a quanto credono gli europei, spiega du Plessis, la minaccia si avvicina : “Attualmente assistiamo all’escalation dell’islam integralista nell’Africa del Nord e nel Sahel, il che si tradurrà con l’accesso degli islamisti agli apparati statali.
Gli integralisti islamici useranno questi apparati per inquadrare movimenti terroristici contro l’Europa.
Il controllo da parte dello Stato aumenta la loro efficacia e questa minaccia terrorista islamista sull’Europa sarà un fermento di disordini e di insicurezza maggiore.

Oggi i progressi della tecnologia permettono a ogni persona di avere un considerevole potere nocivo. Un solo uomo può sabotare installazioni industriali, raffinerie di petrolio, sistemi informatici, ecc. Maggiore è lo sviluppo di una società e maggiore è la sua esposizione ai pericoli.
I servizi d’informazione degli Stati occidentali sono preoccupati e con l’aumento delle tensioni legate all’arrivo degli islamisti al potere si dovrebbero considerevolmente aumentare i crediti stanziati ai servizi segreti e alla difesa nazionale.

Governi islamisti
Prendendo l’esempio del Marocco, gli islamisti radicali sono nel governo ma non possono fare quello che vogliono. Sono controllati e fanno attenzione a non avanzare troppo in fretta, perché temono una reazione violenta o la messa al bando del loro partito. Sono però sulla via di un controllo totale dello Stato, è solo una questione di tempo.

Ufficialmente, il governo libico non è islamista, ma in Libia le milizie islamiche controllano il terreno e finiranno per prendere il potere, anche con la violenza.

In Egitto l’esercito ha destituito il presidente Mohamed Morsi, un islamista, ma l’esercito egiziano è tenuto sotto controllo dai finanziamenti del governo americano (1.3 miliardi di dollari l’anno), per questo non va sino in fondo nella sua repressione contro gli islamisti.
L’ala estrema dei Fratelli musulmani e i salafisti moltiplicano le azioni violente per destabilizzare maggiormente il paese.
Il tutto per raccogliere il potere che cadrebbe nelle loro mani, con il peggioramento della situazione economica a causa dell’inevitabile paralisi del settore turistico, già disastrato.
Il governo egiziano messo al potere dai militari non può fare molto per l’economia, a causa di un contesto internazionale molto sfavorevole.
Si vede la crescita del djihadismo, che sedurrà sempre più masse di giovani disoccupati e senza alcuna prospettiva. Si precipiteranno fra le braccia di pazzi predicatori che proporranno loro la guerra santa e il martirio.

In Tunisia gli islamisti rendono la vita quotidiana dei cittadini peggiore ogni giorno. C’è un clima di violenza nei confronti della popolazione che sfugge al controllo dello Stato e il partito al potere permette questa violenza, perché intrattiene una convivenza ideologica con i salafisti.

Per quel che riguarda la Siria, gli islamisti non riescono a prendere il potere perché il presidente siriano ha il sostegno della Russia e della Cina.
Mosca garantisce al regime di Damasco sostegno diplomatico e una fornitura continua di armamenti. Se fossero stati protetti da Mosca, oggi i presidenti Mubarak e Ben Ali sarebbero ancora al potere.

Alleanza fra integralisti islamici e Stati Uniti
Da decenni gli Stati Uniti giocano ad allearsi con l’integralismo islamista, principalmente sunnita, per indebolire la Russia.
Lo abbiamo visto in Afghanistan, dove l’esercito americano ha fornito missili che hanno avuto un ruolo essenziale nella sconfitta dell’Unione sovietica negli anni 1980.
Questa alleanza fra americani e islamisti è concepita da Washington come il modo di installare quella che viene chiamata una cintura verde attorno a Cina e Russia e anche all’Europa, in quanto l’Europa deve rimanere un alleato docile.

Questa alleanza ha prodotto risultati catastrofici. Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo essenziale nella partenza dei presidenti Ben Ali e Mubarak e oggi si vedono i risultati.
Gli Stati Uniti e l’Europa sostengono una ribellione islamista e sunnita contro il presidente siriano Bashar al Assad e oggi nella resistenza siriana vediamo l’avanzata del gruppo al Nosra, strettamente legato a al Qaeda.
Mosca si oppone alla progressione dell’integralismo sunnita. La Russia è certamente alleata dell’Iran, che è una teocrazia sciita, ma la sua preoccupazione maggiore è l’agitazione islamista che sta rinascendo nel Caucaso e l’avanzata islamista nelle province musulmane della Federazione russa.

In diverse occasioni la Russia ha cercato il sostegno europeo per arginare questa minaccia islamista, ma i governi europei non hanno raccolto l’invito perché il governo americano non vuole un avvicinamento marcato fra Europa e Russia. Le potenze rivali vanno tenute lontane.

Temo che l’Europa stia andando verso il disastro, perché sta diventando un deserto militare. Le truppe americane la lasciano per andare nella regione del Pacifico, che adesso è la preoccupazione centrale di Washington.
I paesi europei riducono i fondi per la difesa nazionale a causa della crisi e le forze convenzionali si indeboliscono.
Tutto questo mentre nei paesi musulmani l’integralismo islamico prende sempre più spazio e forza. A un certo punto l’Europa si troverà in una situazione molto difficile, dove non potrà più far fronte militarmente e nell’ambito della sicurezza.
Per i paesi occidentali la situazione diventerà talmente insopportabile che si troveranno in guerra con gli Stati emblema di questo terrorismo.
Si passerà dalla fase terrorista alla fase della guerra fra Stati. Questa guerra diventerà sempre più d’attualità, perché nel Pacifico si sta preparando una guerra fra Cina, potenza emergente, e gli Stati Uniti.

Corsa agli armamenti in Asia
In Asia è in corso una terrificante corsa agli armamenti. A livello mondiale, l’Asia è il primo cliente delle industrie che producono armi. La crescita economica estremamente forte in questa regione si accompagna a una crescita fenomenale delle spese militari.
La terza guerra mondiale sarà anche la guerra delle armi di distruzione di massa, incluse quelle nucleari. I tempi stanno accelerando e siamo nella scadenza di qualche anno, non più di decenni.

La crisi economica fattore scatenante della terza guerra mondiale
Il metro di tutto questo è l’evoluzione della situazione economica mondiale, molto preoccupante.
Assistiamo al netto rallentamento della crescita nei paesi emergenti, come Cina, India, Brasile e Russia. Assistiamo al rallentamento del consumo in Europa.

Negli Stati Uniti vi saranno disordini economici profondi, perché la politica di rilancio della Federal Reserve, la stampa illimitata di moneta, ha ottenuto un risultato molto deludente, con una crescita molto debole e un tasso di disoccupazione molto preoccupante.
La finanza americana è confusa, perché adesso si tratta di ridurre la stampa di moneta per evitare l’insorgere di nuove bolle, che avrebbero un effetto catastrofico come nel 2008.

Quando si toglie la droga al drogato – ossia la stampa illimitata di moneta all’economia – l’economia crolla e l’economia reale entra in recessione.
Se invece si mantiene questa iniezione di liquidità ci si espone al rischio di una bolla speculativa, che come tutte le bolle finisce per scoppiare.

Il punto di non ritorno della crisi economica mondiale è stato oltrepassato da tempo. Le misure di austerità nei paesi del sud Europa andavano applicate 20-30 anni fa. Gli americani avrebbero dovuto fare altrettanto, perché hanno accumulato un debito spaventoso.
Oggi i capi delle banche centrali e i capi di Stato si trovano in un vicolo cieco. In Europa l’austerità porta alla recessione.
La stampa di moneta americana non fa ripartire l’economia e nei paesi emergenti la crescita rallenta, perché questi Stati dipendono dai disastrati mercati occidentali.
La crisi economica mondiale si aggraverà e i fanatismi di ogni specie prospereranno sul terreno di questa crisi.

Faccio un parallelo con la crisi del 1929, che aveva portato alla seconda guerra mondiale e penso che la crisi attuale porterà alla terza guerra mondiale. Questa crisi scandirà il tempo delle tensioni geopolitiche e delle guerre.”