Diventerebbe lo strumento per spalancare la porta all’aumento delle imposte

La politica, incapace di controllare la spesa dello Stato (non che ci provi, per carità), ci offre questo regalo avvelenato. L’unica salvezza sta ora nelle mani e nel buon senso del cittadino, che si rechi all’urna a depositare il suo NO. (fdm)

Iris 2Il prossimo 18  maggio i cittadini ticinesi, fra la lunga serie di temi in votazione a carattere federale e cantonale, saranno anche chiamati ad esprimersi su un oggetto che,  se venisse accettato, cambierebbe radicalmente l’approccio di politica finanziaria del Cantone Ticino e non certo a favore del contribuente e dell’economia. Il Cantone intende infatti dotarsi  di uno strumento di disciplina finanziaria per raggiungere  l’obiettivo dell’equilibrio di bilancio (pareggio), attraverso due novità approvate dal Gran Consiglio, che verranno inserite nella Costituzione cantonale (da qui la necessità del voto popolare): il freno ai disavanzi, con il preventivo che non potrà presentare un disavanzo d’esercizio superiore al 4% dei ricavi correnti, e,  qualora non si riuscisse a contenere entro tale percentuale il saldo passivo, si metterà mano al coefficiente cantonale d’imposta (il moltiplicatore), per aumentare il quale  è necessaria la maggioranza qualificata (2/3) del Parlamento. 

Un innalzamento del moltiplicatore implica, va da sé, un aumento delle imposte sul reddito e sulla sostanza, come pure sull’utile e sul capitale e via di questo passo. Qui si va direttamente a toccare l’attrattività fiscale del Cantone, già particolarmente bassa nel raffronto intercantonale (su questo punto si è rimasti pericolosamente fermi al palo da 10 anni a questa parte), i redditi e i  risparmi dei cittadini. Altro che storie!

Complici il crollo del gettito fiscale delle banche,  gli strascichi della crisi e, soprattutto,  l’aumento delle spese, le finanze pubbliche del Cantone Ticino sono in profondo rosso, come confermano anche i dati del preconsuntivo  cantonale 2013 presentati nei giorni scorsi. E le prospettive a  medio termine non sono certo rallegranti, tutt’altro.

Nel suo messaggio accompagnante le proposte summenzionate, il Consiglio di Stato, seppur in maniera piuttosto blanda, non sottace il fatto di come la progressione  della spesa sia legata a fattori strutturali.  Se ne deduce che, l’intervento di riduzione dei deficit, per essere efficace, deve forzatamente toccare la spesa, non limitandosi a ricercare i soldi per finanziare il costante   e importante aumento della stessa. La questione  non è nuova e infatti, in passato, vi sono state proposte che andavano al cuore del problema, cioè l’aumento della spesa, attraverso un freno della sua crescita , mentre il freno ai disavanzi, proposto da Governo e Parlamento, agisce sulle conseguenze di tale aumento, per coprire il quale viene ora proposto di andare a prendere i soldi, tramite la leva fiscale, cioè il moltiplicatore d’imposta, nelle tasche dei cittadini.  

Si potrà chiaramente ribattere che il Gran Consiglio ha fatto in modo di rendere assai difficile un probabile aumento della pressione fiscale, introducendo l’obbligo   della maggioranza qualificata, ossia l’approvazione dei 2/3 del Parlamento. Francamente,  trovo tale obbligo un fastidioso tatticismo politico, facendo credere che si vuole impedire un facile ricorso all’aumento delle imposte, il cui principio viene però inserito nientepopodimeno che nella Costituzione cantonale. Conoscendo inoltre i perversi meccanismi parlamentari di questo Cantone, non mi stupirei più di tanto se per convenienza politica (magari elettorale) o di altro tipo venissero approvati, con i famosi 2/3 del Parlamento, aumenti del moltiplicatore, facendo  convenientemente e opportunisticamente richiamo ad eventuali  bisogni di spesa ritenuti, al momento, talmente superiori e imprescindibili da generare un generale consenso. Eh già, perché per certuni, come ebbe a dire qualcuno tempo fa, i bisogni, indipendentemente dalla loro reale importanza, diventano automaticamente  dei diritti e sui diritti, lo sappiamo bene, non si transige, si accettano e basta, soprattutto quando si deve accontentare una parte di elettorato.  Che diamine!

Il governo, nel suo messaggio, sottolinea come in  altri Cantoni esistano già forme analoghe di freno ai disavanzi, relativizzando tuttavia il fatto  che questi stessi Cantoni, oltre ad avere una struttura impositiva diversa,  presentano spesso una maggior attrattività fiscale (con aliquote fiscali più basse  e meno penalizzanti, per le persone fisiche e le aziende, rispetto a quelle applicate nel nostro Cantone) e  beneficiano pure di uno strumento importante  del controllo della spesa da parte dei cittadini, ossia il referendum finanziario obbligatorio.

Quello che ci apprestiamo a votare il prossimo 18 maggio è un importante cambiamento  di paradigma nella politica finanziaria del Cantone. Dietro ad una denominazione ingannevole e accattivante, quella del freno del disavanzo (chi non vorrebbe frenare e cancellare i disavanzi?), si cela però la leva fiscale, rappresentata dall’aumento del  moltiplicatore cantonale d’imposta, che  andrà a penalizzare cittadini e imprese del nostro Cantone. La risposta da dare è allora una sola: NO al moltiplicatore cantonale d’imposta.

Iris Canonica