Questo discorso lucido e duro è stato pronunciato oggi a Bellinzona. Il suo “nucleo concettuale” potrebbe essere riassunto così: “Il socialismo… non lo fanno i socialisti!” Parole sante.

Sergio Morisoli è un amico e perciò immagino che egli possa accettare, da un amico, una critica. A causa di una serie di mosse errate (se la parola non piace, ci sono senz’altro delle alternative: sfortunate, infelici) il leader di Area Liberale si ritrova oggi in una posizione impossibile, tagliato fuori dai giochi elettorali e con scarso seguito. Il suo liberalismo rimane alto e splendente, ma i mezzi mancano.

Non è certo un buon motivo per non ascoltarlo.

Il mondo è bello perché è vario. Jacques Ducry ha lasciato il PL perché è andato troppo a destra, mentre Morisoli ci assicura che il PR è… pieno di socialismo. Un cinico potrebbe banalizzare la situazione dicendo: “Tutto è relativo” oppure “La verità non esiste” oppure “Alla fine quello che conta è la conquista del potere”. La matematica, tutto sommato, è più soddisfacente. Se io dico: “La soluzione (dell’equazione di II grado) è meno b più o meno radice di b quadrato meno quattro ac fratto due a” c’è poco da discutere. Vale per Morisoli come per Ducry, per Laura Sadis come per Christian “Harry Potter” Vitta.

 Morisoli 2bNon è uno slogan elettorale, bensì la prima misura necessaria e concreta per iniziare l’inversione di tendenza. Perché? Perché nulla accade per caso, e la situazione attuale ha un’origine, una causa verificabile. Il socialismo non è scomparso e non è meno pericoloso di quello del secolo scorso. E’ solo mutato geneticamente e si è diffuso negli altri partiti. Come?

Per cominciare i socialisti hanno abbandonato la lotta di classe, avendo capito a) che l’hanno persa e b) che l’economia capitalista è utile e serve a riempire le casse dello Stato e pure per finanziare i loro propri piani. Hanno cambiato obiettivo: ora vogliono abbattere i valori e le regole del gioco che hanno prodotto benessere individuale e prosperità per tutti in Svizzera.

Il socialismo trasversale e diffuso in tutti i partiti ora si chiama statalismo e centralismo. Questo concetto è più sdoganabile e esportabile oltre i confini del classico Partito socialista. Questi due fenomeni sono i due veri nemici del benessere, della libertà, della responsabilità individuale, dell’economia e del sistema istituzionale svizzero.

Lo statalismo pianifica la vita dei cittadini e delle imprese in ogni ambito dalla culla alla bara, e il centralismo burocratico la dirige. Purtroppo questa tentazione di perseguire dall’alto il perfettismo sociale e economico è molto attrattiva per troppi non socialisti, per questa ragione le politiche di sinistra crescono trovando terreno fertile trasversalmente nel Governo e in Parlamento. Non è facile accorgersi a) della mutazione genetica del socialismo e b) della sua efficacia nel diffondersi oltre al classico terreno dell’economia.

Per capire il mutamento in atto, eccovi qualche esempio di cosa il socialismo geneticamente
modificato produce:
– diritti illimitati senza doveri e deresponsabilizzazione individuale
– ingerenza e ostacoli all’economia
– iperegolamentazione, eccesso di controlli, permessi e certificazioni a go go
– prestazioni sociali “à la carte” e a pioggia
– moltiplicazione di imposte, tasse e balzelli
– consumismo pubblico
– clientelismo partitico
– immigrazione libera e incontrollata
– assorbimento automatico del diritto UE in moltissimi campi
– centralismo decisionale e dirigismo burocratico dall’alto
– spendere malamente i soldi degli altri o quelli che non ci sono
– libertinaggio dei comportamenti
– relativismo etico e perdita di senso civico
– caos culturale e identitario
– integralismo ecologico

Lo statalismo e il centralismo che promuovono queste politiche hanno superato di gran lunga per attrattiva la lotta di classe tra “padroni e operai”. Il socialismo in queste forme nuove sta prendendo il sopravvento culturale, nel modo di ragionare in molti campi della politica, nel modo di fare le Leggi e nel rapporto cittadino – stato.

Le conseguenze si vedono chiaramente perfino alle nostre latitudini:
Lavoro: precario
Famiglie tradizionali: penalizzate
Aziende serie: demonizzate
Contribuenti: strizzati
Ceto medio: dimenticato
Proprietà privata: punita
Bilaterali: subiti
Stato: costoso e deficitario

L’eredità lasciataci dal nostro Governo dopo 8 anni di politiche socialiste, condivise dai loro partiti, sono: le finanze statali sfasciate, il debito pubblico in esplosione, il mercato del lavoro martoriato, l’economia in crisi, i costi sociali incontrollabili. Questo disastro ci ha dato il perverso strumento del moltiplicatore automatico di imposte e porterà a un drastico aumento di tasse e balzelli.

Penalizzati saranno il ceto medio che lavora e le aziende sane che fanno utile. In questi anni siamo passati dal Tassa e Spendi allo Spendi e Tassa, che è molto peggio. I responsabili del disastro, in campagna, giocano a nascondino ma noi sappiamo bene chi sono, dove sono e cosa hanno in mente. Fermiamoli, mettiamo in minoranza l’intesa radico socialista!

Noi della Destra riteniamo che si possa ancora cambiare rotta. A 3 condizioni.1) Che si torni a produrre una politica liberalconservatrice, cioè liberale in economia e conservatrice nei valori elvetici. 2) Che la Destra ottenga un numero importante di seggi in Parlamento. 3) Che in Parlamento si formi una maggioranza solida trasversale e unita di centro destra, convinta nell’invertire la rotta.

Ci sono tempi in cui in politica si ha il previlegio di poter costruire, sognare, crescere; altre volte invece prima di poter costruire positivamente occorre fermare le storture. Noi ci troviamo in questa seconda realtà. Dobbiamo bloccare il declino impedendo al consociativismo di sinistra di continuare a spingerci dentro. Ci è chiesto di fare il contrario di quello che da anni fanno loro.

E ci sono solo poche cose adatte e subito efficaci per ottenere questo risultato:
1) Controllare il potere di chi governa
2) Spingere il Parlamento a fare il legislatore e il Governo l’esecutore
3) Far rispettare le regole del gioco e le decisioni democratiche
4) Dare voce ai cittadini in Parlamento e con la democrazia diretta
5) Impedire le decisioni che vanno a scapito del ceto medio, delle famiglie e delle aziende
sane
6) Imporre la parsimonia allo Stato e frenare la spesa dei soldi dei cittadini
7) Togliere i bastoni dalle ruote di chi vuol fare, intraprendere, produrre e creare lavoro
8) Decentralizzare per ridare speranza e fiducia alla società civile in tutte le sue forme

La Destra non è nata per nulla, e i cittadini che ci daranno fiducia non si pentiranno. L’Unione fa La Destra. Votateci e fateci votare.

Sergio Morisoli, presidente di Area Liberale

Bellinzona, 28 marzo 2015