Massimo Ronchetti, 24 anni, giocatore di hockey nell’HCL e studente di economia a Lugano, ci ha raccontato la sua passione per lo sport e la sua esperienza nel mondo dell’agonismo.

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Quando hai iniziato a giocare a hockey?

Ho avuto la fortuna di iniziare a praticare questo sport molto presto. Infatti se non ricordo male ho giocato per la prima volta a hockey quando avevo quattro o cinque anni. Sono però diventato uno sportivo professionista solo a diciotto anni, quando ho firmato il mio primo contratto con l’Hockey Club Lugano.

Quale esperienza professionale hai maturato finora in quest’ambito?

Mi sono formato nel vivaio dell’HC Lugano, dove sono rimasto fino alla categoria Juniores Elite compresa. Ero stato anche convocato nelle selezioni giovanili (dagli under 17 fino agli under 20). Nono sono però rimasto sempre in Ticino durante il mio percorso di sportivo; ho avuto infatti la possibilità di conoscere diverse realtà, come Davos, Ajoie nel 2012-13 e Turgovia nel 2013-14. Dopo essere diventato titolare a Langnau sono tornato all’HCL, che mi ha ingaggiato per le stagioni 2016-17 e 2017-18.

Accanto alla tua attività di sportivo professionista, stai studiando economia all’università. Come mai hai scelto questa facoltà?

Ho scelto una formazione in ambito economico per poter avere delle solide basi che mi permettano di avere buone possibilità sul mercato del lavoro nel giorno in cui non praticherò più hockey a livello professionale. Inoltre, in precedenza avevo conseguito il diploma al liceo economico, dunque la facoltà di economia rappresentava in qualche modo la prosecuzione naturale del mio precedente percorso di studi.

Sul sito dell’università avevo letto che esisteva la possibilità per gli sportivi d’élite di essere seguiti in maniera specifica tramite un programma particolare e ho dunque pensato che questa per me sarebbe stata una grande occasione. In realtà poi ho riscontrato che la flessibilità offerta da questo sistema era minore rispetto a quella che avevo immaginato, in particolare per quanto riguarda il rispetto dei termini per il superamento degli esami. Ad ogni modo, non mi pento della mia scelta.

Quali progetti hai per il futuro?

Ad essere sincero non ho dei piani ben definiti nel breve termine. Di certo il mio obiettivo è continuare a giocare a hockey, possibilmente a Lugano, in quanto è la mia città e dunque anche la mia squadra del cuore, alla quale sono molto affezionato. Rimanere a Lugano inoltre mi agevolerebbe nel raggiungere un altro traguardo al quale tengo molto, vale a dire l’ottenimento della laurea.

Tra l’agonismo e lo studio, è possibile conciliare i molti impegni?

Certo, giocare a livello professionale al 100% e allo stesso tempo quando possibile frequentare le lezioni all’università è piuttosto impegnativo. Tuttavia, bisogna essere lucidi e avere una visione di lungo termine della propria vita: non è possibile giocare a hockey ad alti livelli fino alla pensione, dunque è opportuno pensare già da ora a cosa potrei fare dopo la mia carriera sportiva. Darei esattamente questo consiglio a qualsiasi giovane sportivo che si trovi in una situazione simile alla mia. Credo che non sia molto importante se si decida di fare l’università, un tirocinio o un’altra forma di specializzazione, ma deve esserci un piano di più ampio respiro per il futuro.

Intervista a cura di Costanza Naguib