6 detenuti senza testa vengono gettati fuori dal carcere Asinio Jobim di Manaus. Ha così inizio la violentissima sommossa che giunge in meno di 24 ore ad almeno 60 morti e sette agenti sequestrati. All’origine, la rivalità per il commercio della droga tra la Familia do Norte e Il Primerio Comando da Capital, maggior organizzazione terroristica di San Paolo.

Gli agenti sono stati liberati solo questa mattina, dopo l’apocalittica guerriglia che durava dalla notte scorsa del 2 gennaio 2017,  così racconta il quotidiano Globo. La motivazione sarebbe legata al traffico di droga, nel cui ambito, le due famiglie coinvolte avrebbero un potentissimo ruolo egemonico. Secondo alcuni media, in seguito al massacro, alcuni detenuti sarebbero riusciti ad evadere dalla struttura carceraria, fonte che però non è stata giudicata attendibile né confermata dal segretario alla Sicurezza pubblica, Sergio Fontes, che ha definito il massacro come il “maggior massacro nel sistema carcerario della regione”.

Il numero dei morti – 60, per il momento, e non ancora identificati – è destinato ad aumentare. Non si sa ancora di chi siano i 6 corpi decapitati, se appartengano agli agenti o ai detenuti.

Il capitano militare della polizia, Mesquita Feitoza, ha comunicato che nove agenti in pericolo sono stati portati in salvo.

Non è tuttavia la prima volta che le carceri del Brasile si imbrattano di sangue, poiché già nell’ottobre 2016 33 detenuti furono assassinati durante lo scontro tra bande rivali nella prigione a Boa Vista, nello Stato di Roraima, e nel penitenziario statale di Porto Veho, nello sato di Rondonia. Anche in quel frangente alcune vittime decapitate, coinvolto sempre la terribile banda del Primerio Comando da Capital.

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