Michael Fassbender e Alicia Vikander interpretano con grazia e naturalezza il ruolo di due giovani (Tom e Isabel) che cercano di dimenticare il burrascoso passato che ha travolto l’Europa con la Prima Guerra Mondiale e, nel nord della Normandia, iniziano una nuova vita, come guardiani del Faro di Janus.

Rachel Weisz con pathos e maestria interpreta la madre di una bambina perduta.

La giovane sposa, inabilitata a portare a termine le proprie gravidanze, scorge un giorno tra le onde una barca con al suo interno il cadavere di un uomo e una neonata viva e in lacrime.

E mentre Tom seppellisce l’uomo senza dar l’allarme di averlo trovato, Isabel dichiara di essere la madre della neonata. Sino al giorno in cui, rientrati sulla terra ferma per un convegno, i due giovani coniugi s’imbattono nella madre della bambina, che piange di fronte a una tomba.

Un testimone racconta a Tom la realtà: la donna avrebbe perso il marito e la figlia, poiché questi – tedesco – in seguito a un linciaggio dalla folla per le sue origini, era salito su una barca venendo trascinato via dalla tempesta.

I due sposi si trovano così di fronte al dissidio di salvare una madre dalla disperazione, perdendo colei che considerano propria figlia, o tenere la bambina che tuttavia hanno salvato, lasciando una madre sola a se stessa. Senza contar che la bambina è ormai cresciuta e chiama mamma colei che, a sua mamma, l’ha sottratta, amandola incondizionatamente.

Il “melodramma”, così come è stato chiamato dalla critica il film di Derek Cianfrance, che pure non ha ottenuto i meritati riconoscimenti, si basa sul contrasto, sulla dicotomia tra il destino e la volontà, tra l’amare chi non ci appartiene, e l’esser consci, proprio perché lo si ama, che appartiene a qualcun altro.

Chantal Fantuzzi