Salvini e Di Maio lo vorrebbero al ministero dell’Economia, ma Mattarella pone il veto. Paolo Savona, classe 1936, ha un deciso euroscetticismo, che fa temere Mattarella e il Quirinale, che gli ha praticamente vietato d’esser ministro.

Paolo Savona è nato a Cagliari nell’ottobre del 1936, laureato in economia e professore universitario è specializzato nel sistema monetario internazionale e nei divari di produttività tra Nord e Sud Italia.  Sarebbe il candidato perfetto per il Ministero dell’Economia di un’Italia che, divisa a metà, ha votato al Nord il centro destra guidato dalla Lega – Salvini Premier e al Sud il Movimento Cinque Stelle. Una demarcazione un po’ più a sud della linea gotica, tra coloro che volevano Salvini premier e coloro che volevano il reddito di cittadinanza, con Di Maio premier.

Dichiaratosi contrario all’euro sin dal 1992 alla firma del trattato di Maastricht, che egli definì privi di base scientifica e troppo rigidi per un’economia flessibile, direttore della Banca Nazionale del Lavoro, Segretario generale del Ministero del Bilancio, punta di spicco in Confindustria, Capitalia, Unicredit, Banca di Roma, è già stato Ministro: dal ’93 al ’94 sotto il governo Ciampi.

Salvini e Di Maio, alleatisi sorprendentemente (a scapito degli alleati di Salvini stesso, FI e FdI, ora all’opposizione) hanno proposto il nome di Savona al Ministero, ma il Quirinale, ponendo il veto, ha di fatto stroncato, al gagliardo quadrivigintenario, la possibilità di divenire nuovamente ministro.

Ed è proprio su questo snodo che verte la rottura: il Quirinale vorrebbe tornare a nuove elezioni. Ed in fondo, forse, anche Salvini, che dell’alleanza con Di Maio, finalizzata solo al mantenimento delle poltrone dei rispettivi deputati, non sembra poi così convinto. Anche dopo ieri sera, quando il critico d’arte Vittorio Sgarbi gli ha dato, con la sua triplice e collerica anafora del “Traditore!” (x 3 v.)