La nube radioattiva si sposta in funzione della sua altitudine e dei venti. Più la nube è alta e maggiori sono le probabilità che si spinga molto distante. Gli specialisti ritengono che le emissioni della nube partita dai reattori della centrale nucleare di Fukushima Dai-Ichi siano salite sino a 3000 metri prima di stabilizzarsi ad un’altitudine di 2000 metri, ma che sarà la tipologia dei venti che determinerà fin dove si spingerà. A titolo di paragone, a Tchernobyl, nell’aprile 1986, la nube radioattiva aveva raggiunto un’altitudine di 8000 metri.

Dopo essere state rigettate nell’atmosfera, le particelle sono state trasportate dai venti e disperse in grandi masse d’aria. La velocità della loro circolazione dipende dall’altezza a cui sono state proiettate e dalla loro temperatura al momento di uscire dai reattori.
Da mercoledì i venti sospingono la nube verso est, sopra l’Oceano Pacifico e in direzione del Canada e degli Stati Uniti. La presenza, venerdì e sabato, di anticicloni e nebbia rende la situazione preoccupante. I meteorologi seguono l’evoluzione della traiettoria dei venti ogni 6 ore e controllano da vicino l’evolversi della nube radioattiva nel suo spostamento lontano dalle coste del Giappone.

La nube radioattiva è composta di gas rari e di polveri metalliche estremamente fini e invisibili. Principalmente trasporta iodio e cesio 137. Al contatto con l’atmosfera, lo iodio perde la metà della sua radioattività nel giro di otto giorni. Si deve attendere un mese dalla fine delle emissioni perché scompaia completamente dall’atmosfera. Invece il cesio 137 è molto più resistente, ha una durata di vita di trent’anni e scompare completamente solo dopo molti decenni.