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La diplomazia ucraina e il partito del presidente Viktor Ianukovitch hanno difeso l’arresto, lunedì, dell’ex primo ministro Yulia Timoshenko, un arresto che ha scatenato vivaci critiche da parte dei governi occidentali.
“Si tratta di una questione interna, non di un affare internazionale – ha scritto in un comunicato il partito del presidente – e dunque i politici europei non hanno alcun diritto di condannare l’Ucraina.”
Il ministero ucraino degli Affari esteri ha messo in guardia i capi di Stato occidentali contro ogni tentativo di demonizzare il governo di Kiev presentando l’ex primo ministro come un simbolo di democrazia e di lotta alla corruzione.

Lunedì Yulia Timoshenko è stata condotta in carcere con l’accusa di abuso di potere. Il fermo è stato eseguito mentre si svolgeva il processo a suo carico.
Un dibattimento giudiziario in corso dallo scorso mese di luglio: la giustizia ritiene che nel 2009 la Timoshenko, allora primo ministro, aveva volutamente concluso con il governo di Mosca accordi per l’importazione di gas russo ad un prezzo eccessivo.
Stando all’accusa, questi accordi hanno causato all’Ucraina perdite per l’equivalente di 130 milioni di euro.

Martedì mattina l’ex premier non ha potuto ricevere la visita in carcere del marito. All’uomo è stato negato l’ingresso a causa di errori burocratici nella compilazione dei documenti da parte del tribunale.
Oleksandr Timoshenko ritiene che i documenti siano stati deliberatamente compilati in maniera errata dalla corte distrettuale per impedirgli di vedere la moglie.