Lo scorso mese di gennaio, la Royal Bank of Scotland, la Deutsche Bank, la russa Sberbank e la francese Bnp Paribas hanno finanziato le casse del dittatore della Bielorussia Alexander Lukashenko partecipando all’acquisto di titoli di Stato per oltre mezzo miliardo di euro.


La notizia viene riportata dal quotidiano britannico The Independent, il quale mette l’accento sul fatto che – contrariamente a queste quattro banche – molte altre aziende internazionali hanno respinto le offerte di investimenti in Bielorussia, a causa del regime repressivo di Lukashenko.
I quattro istituti di creditop non sono alla loro prima collaborazione con il regime bielorusso. Avevano infatti proceduto, nell’ottobre 2010, all’acquisto di 670 milioni di euro in bond bielorussi.
Milioni di euro che sono – come si legge nell’articolo – “un’ancora di salvataggio per un paese che fatica a stare a galla, gravato dalla corruzione in seno al governo, una cattiva amministrazione economica e costanti violazioni dei diritti umani.

Lukashenko, che da 17 anni guida il paese con il pugno di ferro, aveva chiesto lo scorso giugno un “credito di stabilizzazione” da 3.5 a 8 miliardi di dollari, su un periodo da 3 a 5 anni al Fondo monetario internazionale e un ulteriore prestito di circa 3 miliardi di dollari alla Comunità economica euro-asiatica, che raggruppa diverse ex Repubbliche sovietiche, fra cui la Russia.
Non era giunta in seguito alcuna notizia riguardo alla concessione di questi fondi.