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Cresce la tensione fra Israele e Palestina in vista del 20 settembre, quando alle Nazioni Unite verrà presentata la richiesta dell’adesione dello Stato palestinese secondo i confini del 4 giugno 1967, prima della guerra dei Sei Giorni, ossia con la totalità della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme est.

Riferendosi all’attentato del 18 agosto a Eilat, sul Mar Rosso, quando un commando palestinese giunto dal Sinai egiziano aveva causato la morte di numerosi cittadini israeliani, il quotidiano Israel Hayom riporta oggi che proprio nel Sinai egiziano si troverebbero gruppi di combattenti del jihad islamico palestinese pronti per eseguire nuovi attentati.
L’esercito israeliano è in stato d’allerta e Benny Ganz, capo dello Stato maggiore, ha messo in guardia il braccio armato del movimento palestinese di Hamas, così come gli altri gruppi armati, promettendo una decisa replica militare a qualsiasi attacco contro cittadini israeliani.
Unità supplementari delle forze armate israeliane sono state dispiegate lungo la frontiera con l’Egitto e la Striscia di Gaza, dopo che il governo di Tel Aviv ha avvertito le autorità del Cairo e ne ha chiesto la collaborazione.
Con il permesso di Israele, blindati dell’esercito egiziano sono entrati nel nord del Sinai per una vasta operazione alla quale hanno partecipato centinaia di poliziotti e soldati. L’operazione rientra nell’accordo di tregua siglato dai due Stati.

La richiesta dell’adesione dello Stato palestinese alle Nazioni Unite costituisce una minaccia più grave di quella costituita da Hamas, il gruppo estremista che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza.
Il governo del premier Benjamin Netanyahou la considera una grave violazione degli impegni presi dai palestinesi negli accordi che hanno firmato con Israele.