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C’è chi sostiene che non vi è poi tutta questa fretta di rinnovare la Convenzione con l’Italia contro la doppia imposizione fiscale, visto che l’accordo internazionale attualmente in vigore va bene così com’è. Dove sta allora il problema?

Sta nel fatto il mancato rinnovo della Convenzione determina automaticamente il permanere della Confederazione sulle famigerate liste nere italiane dei paradisi fiscali, con conseguenze assai pesanti per le nostre aziende che operano sul territorio italiano e per quelle italiane che intendono investire da noi.
E’ proprio per questa ragione che la Svizzera ha un forte interesse a superare definitivamente tutti i contenziosi aperti con il nostro secondo partner commerciale per importanza.
Se i negoziati – che è auspicabile riattivare al più presto – sfoceranno in una soluzione che soddisfi le legittime richieste del fisco italiano, senza tuttavia pregiudicare la competitività della piazza finanziaria elvetica (in questo caso soprattutto di quella ticinese), il ministro Tremonti sarà finalmente costretto a stralciare il nostro Paese dalle sue liste.
E’ quindi urgente ripristinare un clima favorevole all’intavolazione di trattative. Lo è per la nostra economia, ma lo è anche per il ministro del bilancio italiano, il quale potrebbe così recuperare diversi miliardi di euro che contribuirebbero ad attenuare l’emergenza finanziaria in cui versa lo Stato italiano.

Condivido pertanto l’appello lanciato al nostro governo cantonale dall’on. Dick Marty, quale presidente della Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio degli Stati: la revoca del provvedimento di giugno con cui era stato congelata la metà della quota per il 2010 dei ristorni dovuti a Roma (e destinati ai Comuni della fascia di frontiera) delle imposte alla fonte prelevate sui redditi dei frontalieri italiani gioverebbe senza dubbio a distendere i rapporti con l’Italia e ad agevolare la ripresa dei negoziati.
D’altra parte, è un segnale incoraggiante anche verso il Ticino l’approvazione da parte della Camera Alta della mozione elaborata dalla sua stessa Commissione, che chiede al Consiglio federale di rinegoziare l’accordo del 1974 sui versamenti compensatori relativi ai frontalieri, affinché sia rivista la quota di ristorno e sia posto rimedio alla mancanza di reciprocità a danno dei residenti nella fascia di confine. I senatori hanno riconosciuto la necessità oggettiva di adeguare l’accordo ai recenti cambiamenti nella realtà socioeconomica delle regioni di frontiera e alle modificate disposizioni di legge applicabili ai frontalieri da quando è entrata in vigore la libera circolazione delle persone (con in particolare l’abolizione dell’obbligo di rientro al domicilio ogni sera).

Sul fronte delle divergenze fiscali in materia di doppia imposizione, la Camera dei deputati a Roma ha sollecitato all’unanimità il governo italiano a riprendere le trattative in vista del rinnovo del trattato internazionale con la Svizzera, invitandolo a considerare il modello Rubik a cui si ispirano gli accordi parafati dalla Svizzera con la Germania ed il regno Unito, che dovranno essere ancora sottoposti alla ratifica dei rispettivi parlamenti.
Il modello è interessante nella misura in cui riesce a conciliare la tutela della sfera privata con gli interessi fiscali degli Stati i cui cittadini detengono capitali su conti di banche svizzere, salvaguardando l’essenza del segreto bancario.
Ma, ammesso che il ministro Tremonti accetti di entrare nella logica del modello Rubik per evitare l’isolamento, rinunciando quindi alla condizione pregiudiziale da lui sempre ribadita, ossia lo scambio automatico delle informazioni in materia di assistenza amministrativa tra Stati, la partita si giocherà tutta sull’individuazione dell’aliquota dell’imposta definitiva e liberatoria (trattenuta alla fonte) per sanare il passato e per gestire il futuro.
Alla luce della concorrenza internazionale assai aggressiva (vedi Singapore e Hong Kong) il futuro della piazza ticinese sarà significativamente condizionato dall’entità di questa aliquota.

Giovanni Merlini, candidato PLR al Consiglio Nazionale

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