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Non sempre il mondo premia gli estroversi. È stato timido Albert Einstein, lo è stata Rosa Parks che rifiutandosi di cedere il posto a un bianco in autobus ha innescato una rivoluzione, scrive Cristina Taglietti sul Corriere della Sera.

Un elogio ai timidi e agli introversi, a quelli che parlano poco e che non amano mettersi in mostra: “Timido è anche Steven Spielberg. E lo è Susan Cain, laureata ad Harvard, ex avvocato di grandi aziende americane, autrice di un libro intitolato “Il potere degli introversi in un mondo che non può smettere di parlare”.
La tesi è molto semplice: l’introversione non è un handicap, non è un difetto, non è un problema anche se per esempio ci sono, online, una Clinica della timidezza o una Lega Italiana per la tutela dei diritti degli introversi.
Il mondo non è (solo) nelle mani di chi ha la battuta sempre pronta, di chi ama circondarsi di persone e, magari, essere al centro della scena, anche se diversi studi hanno dimostrato che l’estroverso è in genere considerato più sveglio, più piacente, più interessante, più desiderabile, vincente in quasi tutti i campi lavorativi.
Tranne che in letteratura, dove il ripiegamento su sé stessi ha dato vita a capolavori indiscussi : basti pensare ad autori come Leopardi, Svevo, Pavese, Cechov, Orwell, Proust, Salinger.”