Ritorna, graditissimo ospite, il dottor Gianfranco Soldati, nostro caro vecchio amico (e persino “nemico” in momenti di… particolare nervosismo). Soldati è, da sempre, penna argutissima con una propensione verso un garbato sarcasmo. Quando Soldati scrive, solitamente, è come se dicesse: “Politici, grandi e piccoli, potenti o meno, le vostre fandonie… con me non attaccano!


Circa un anno fa, in una tranquilla cittadina di nome Homs, un gruppuscolo di cittadini siriani sottoposti per decenni dal padre Hafiz (1930-2000) e poi dal figlio Bashar al Assad ad una feroce dittatura, giunse al limite della capacità di sopportazione. Decise così, probabilmente sotto l’influenza del clima del momento, la cosiddetta primavera nordafricana, di opporsi con la forza, costasse quel che doveva costare. Assad, con la reazione tipica dei feroci dittatori del suo stampo, inviò immediatamente sul posto l’esercito, con l’ordine di annientare gli insorti, tramite biglietto senza ritorno per un mondo migliore.

Il mondo dell’aldiquà restò stupito nel constatare che il successo dell’impari lotta (un esercito ritenuto temibile da tutti gli esperti del ramo contro alcune centinaia di inermi cittadini) non si verificava: dalle ceneri di ogni insorto ferocemente massacrato nascevano due o più combattenti. La ribellione si estendeva a macchia d’olio. Assad dovette arrendersi alla realtà: Kalaschnikov e mitragliatrici non bastavano. Non esitò allora a ricorrere ai cannoni ed ai carri armati, inviati in gran numero a radere al suolo interi quartieri delle città ribelli. Risultato: zero. L’opinione pubblica occidentale, letteralmente soggiogata dal coraggio e spirito di sacrificio del popolo in ribellione, si schierò unanime contro il dittatore. Qualcuno, rimasto finora sconosciuto, molto probabilmente lo stesso che rimprovera aspramente all’Iran la fornitura di armamenti pesanti alla Siria, cominciò a fornire anche ai rivoltosi armi e uomini adatti ad opporsi ad un vero e proprio esercito dotato di tutti i cannoni, i carri armati, gli elicotteri, gli aerei, le bombe ed i missili occorrenti. La guerra è ancora in corso e pare logico prevedere che il satrapo non la spunterà.

Nel frattempo Assad (un oculista, di professione, dittatore per sopravvenuta eredità) è incorso in errori madornali. Credendo stupidamente di atti rarsi le simpatie dei media occidentali fa massacrare, in un’oscura cittadina, un centinaio di donne e bambini. L’ondata di esecrazione sui media occidentali prende la forma di uno tsunami. La fiamma dell’indignazione sale giorno per giorno con l’annuncio delle 30, 40, 50, anche 100 vittime, tutte tra la popolazione indifesa, così inerme da resistere stoicamente da circa un anno all’esercito di cui ho detto. A Tremseh viene bombardata, oltre al villaggio, anche la scuola: 220 i morti denunciati dalla popolazione, 39 quelli contati da Damasco, 37 insorti e 2 civili. Quale contrasto con gli intrepidi insorti, che di civili non ne ammazzano neanche per errore. Il dittatore invia poi, con furbizia volpina, l’avvenente moglie a Londra ad acquistare scarpe ed abiti griffati per decine di migliaia di euro, con totale indifferenza alla sofferenza dell’eroico popolo siriano. Una moglie degna di un marito che disattende in modo clamoroso e reiterato le proposte ragionevoli di chi si intromette cercando di riesumare la pace nel paese martoriato.

Poche settimane fa 3 disegnini tanto esplicativi quanto esaustivi (?) ci informano che la dittatura siriana non esita a ricorrere alla tortura per domare gli indomiti renitenti. 3 disegnini talmente risibili da subito evocare in noi il ricordo del povero Colin Powell che, per giustificare la devastante e sanguinosa invasione dell’Irak, mostrava all’assemblea attonita ed allibita dell’ONU i fotogrammi satellitari degli uomini e degli autocarri di Sadam Hussein che correvano freneticamente qua e là nel deserto iracheno a nascondere le armi di distruzione di massa che Saddam non aveva. I crimini contro il proprio popolo da parte della dittatura siriana, tutti documentati da riprese fotografiche, che le nostre televisioni definiscono pudicamente come “non verificabili perché opera di privati”, ma dando loro il dovuto risalto, non si contano più. L’ONU, infaticabile nella sua opera di propugnatore della pace sempiterna su questa terra, comincia a scalpitare. L’estenuante lavoro di benevolo volontariato di Kofi Annan non dà frutti per l’ostinata inosservanza di consigli e ingiunzioni da parte del dittatore.

È di questi giorni la notizia (an che questa “non verificabile” perché di provenienza ignota) che Assad starebbe per decidere l’impiego di armi chimiche sotto forma di gas tossici. Le armi chimiche, presunte o reali che siano, sono armi di distruzione di massa. La Croce rossa proclama che è scoppiata la guerra civile. Nel frattempo il comandante dell’armata incaricata di eliminare gli insorti e due capi dei servizi segreti siriani vanno in fumo in un attentato “avvolto nel mistero” secondo i media occidentali. Come non pensare allora al servizio segreto più misterioso (e efficace) del mondo, in altre parole ad una mossa del Mossad, sempre al fianco degli USA quando occorre?

A questo punto, amico lettore, converrai che l’ipotesi di un vero sollevamento popolare è insostenibile. Siamo di fronte ad un’aggressione vera e propria, accompagnata da una martellante guerra propagandistica, così come la denuncia da tempo il dittatore. Spiace profondamente il dover dargli ragione, costretti dall’evidenza di quel che accade.

I pacificatori della Lega araba e l’ONU con Kofi Annan non bastano più: sta per suonare l’ora dell’intervento degli USA? USA che, si badi bene, non intervengono dichiarando guerra. Loro si muovono solo, e controvoglia, per “accalappiare la pace” (peace keeping): lo hanno fatto, negli ultimi 50 anni, in Corea, in Vietnam, in Serbia e Kossovo, in Irak, in Afganistan, in Libia. Penso che lo faranno anche in Siria. La guerra, se ci sarà, la vedremo poi nel bersaglio vero di queste manovre in Siria, l’Iran, che deve convivere con paesi confinanti o vicini (Pakistan, India e Israele) dotati di fior di armi atomiche ma deve far girare a vuoto le sue centrifughe, sempre che gli permettano di tenersele. Deludente e umiliante rimane il modo servile ed acritico con il quale la stragrande maggioranza dei media europei dà spazio alla grossolana propaganda che sui fatti di Siria ci viene propinata quotidianamente dai nostri amici di oltre Atlantico. Grossolana al punto da essere offensiva, perché dimostra che i Goebbels di Washington ci giudicano stupidi e creduloni.


Gianfranco Soldati, presidente onorario UDC Ticino

Pubblicato nel CdT di venerdì 27 luglio