E’ morto venerdì il Cardinale Carlo Maria Martini. L’annuncio è stato dato dall’arcivescovo di Milano, Angelo Scola. Da tempo soffriva del morbo di Parkinson.

Era entrato nella fase terminale della malattia alla metà di agosto, quando le sue condizioni fisiche erano peggiorate ma sino all’ultimo è rimasto lucido e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico.

Carlo Maria Martini è stato un propulsore dell’ecumenismo e del dialogo con le altre religioni, a cominciare dall’ebraismo.
Grande biblista e un uomo dalla profonda cultura, autore di molti libri e scritti, capace di parlare alle folle e di attirare i giovani. Una figura aperta al cambiamento.
Era nato a Torino il 15 febbraio 1927 ed era entrato nella Compagnia di Gesù a 17 anni.
Era stato ordinato sacerdote nel 1952 e dieci anni dopo, nel febbraio 1962, aveva ricevuto la cattedra di critica testuale al Pontificio Istituto Biblico di Roma.

Il 18 luglio 1978 Paolo VI lo aveva nominato Rettore Magnifico della Pontificia Università Gregoriana.
Nel gennaio 1980 era diventato vescovo in S. Pietro e un mese più tardi era entrato nella Diocesi di Milano.
Il Papa lo aveva fatto Cardinale nel 1983 e nel luglio 2002 il Pontefice aveva accettato le sue dimissioni. Il Cardinale Martini si recò allora a Gerusalemme, dove visse e dove riprese gli studi biblici.
Era rientrato in Italia nel 2008, stabilendosi all’Aloisianum di Gallarate, per poter curare il morbo di Parkinson.
In un libro pubblicato lo scorso marzo, «Credere e conoscere», il Cardinale Martini aveva affrontato una riflessione su alcuni dei temi più spinosi oggi per la Chiesa: inizio della vita umana, fecondazione artificiale e donazione degli embrioni, sessualità e omosessualità, celibato per i sacerdoti, fine vita ed eutanasia.