Il Museo d’Israele a Gerusalemme ha osato una première d’eccezione presentando una mostra consacrata agli hassidim, i membri della corrente del giudaismo haredi, ultra ortodosso, un movimento di rinnovamento della fede nato nell’Europa dell’Est nel 18esimo secolo, che predica il rifiuto del cambiamento e la comunione gioiosa con Dio, praticata senza riserve attraverso canti e danze.


A Gerusalemme i passanti incrociano ogni settimana durante il shabbat padri di famiglia hassidim che portano il schtreimel, il largo copricapo spesso decorato con pelliccia e di forma cilindrica.
Il loro modo di vestire è immutato da secoli, il loro antico linguaggio, lo yiddish – la lingua degli ebrei ashkenaziti, nata nel decimo secolo in Germania e poi diffusa nell’Europa centrale e la loro vita, incentrata sullo studio e la famiglia, ne fanno un misterioso mondo a parte.

Contrariamente ai timori diffusi, la comunità hassidim di Gerusalemme è felice che una mostra venga loro dedicata.
In esposizione vi sono molti documenti, fotografie antiche, volumi preziosi, paramenti sacri, oggetti densi di un’intensa carica emotiva, come i volumi che ancora portano le impronte dei primi rabbini che hanno contributo a divulgare l’hassidismo.


Il pezzo più ammirato è una corona in oro, decorata con pietre preziose, cesellata da un gioielliere di Vienna nel 19esimo secolo e con la quale l’illustre rebbe Avraham Mattisyahu de Shtefanesht (1847-1933, foto a lato) ornava i rotoli della Torah. E’ stata prestata alla mostra dal Victoria & Albert Museum di Londra.

Rebbe è la parola in yiddish con cui viene chiamato chi ha autorità sulla sua comunità. Si tratta di una figura più importante del rabbino.
Ad esempio, se un hassid ha un problema di salute, prima di consultare il medico consulta il rebbe. Solitamente i fedeli gli affidano dei fogli dove hanno scritto i loro desideri esistenziali, in quanto si crede che le sue preghiere siano più vicine a Dio.
Alcuni rebbe hanno operato dei miracoli e in questo caso i loro abiti sono conservati come le reliquie dei santi. Sono talmente preziose che nessuna famiglia ha accettato di prestarle al museo di Gerusalemme per questa mostra.

(Fonte : Le Monde.fr)