COMUNICATO STAMPA

La stampa odierna riporta i dati statistici inerenti al frontalierato pubblicati dall’Ufficio federale di statistica. Alla fine del 2012 il loro numero è passato a 264’000 a livello svizzero, con un aumento del 4,8%. La quota del Ticino, guarda caso, è più alta (5,9%) e ammonta a 55’554, con un aumento di 3’086 unità rispetto all’anno prima.

E un opuscolo edito da economiesuisse a titolo “Ecco perché la Svizzera ha bisogno dell’immigrazione” afferma spudoratamente a pagina 12 che “Nulla indica che i lavoratori svizzeri vengano sostituiti con quelli stranieri”, e a pagina 13 che “Una sostituzione dei lavoratori svizzeri con immigrati non ha potuto essere provata”. È vergognoso che l’economia faccia passare tali assurdità, quando basta parlare con la gente perché quotidianamente ci vengano riportati fatti concreti che dimostrano il contrario. Del resto, il fatto che si utilizzi il termine “non ha potuto essere provata” invece di un chiaro “non esiste”, dimostra quanto sia lunga la coda di paglia dell’economia, perlomeno di quella parte di essa che nella libera circolazione delle persone vede un facile mezzo per assumere manodopera a costi più vantaggiosi di quella indigena.

E poiché legalmente, a livello cantonale e comunale non si può far niente – se non qualche piccolo intervento come quello richiesto dall’UDC in Gran Consiglio, volto ad assumere, almeno nel pubblico, prioritariamente personale registrato alla cassa-disoccupazione – per combattere questo fenomeno giunto ormai al limite del sopportabile, sempre più urgente diventa il prosieguo dell’iter parlamentare dell’iniziativa popolare federale “Contro l’immigrazione di massa”. Questa propone il ritorno allo statu quo ante libera circolazione delle persone, ossia la rimessa in vigore di contingenti e tetti massimi per l’ottenimento di permessi di lavoro a tutti i livelli: stranieri, frontalieri, padroncini.

Chiaramente, questa iniziativa presuppone la denuncia da parte della Svizzera dell’accordo di libera circolazione delle persone con l’UE ma, visti gli effetti nefasti registrati finora sul grado di occupazione indigena, l’UDC Ticino conta su quel buonsenso che la popolazione ha spesso dimostrato di possedere in misura maggiore di quella di chi ci governa.

Per il bene del paese e del nostro Cantone in particolare, l’UDC Ticino auspica che la delegazione ticinese alle Camere federali intervenga con determinazione facendo le dovute pressioni affinché l’iter parlamentare dell’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa” depositata il 14 febbraio 2012, sia accelerato e l’iniziativa messa in votazione popolare il più presto possibile.

UDC Ticino