Viaggio alla scoperta di un mondo incredibile
Una montagna di denaro (ma non erano tutti al verde?)

Nell’UE la parola d’ordine impartita ai cittadini è: risparmiare, risparmiare e poi ancora risparmiare. In altre parole, tirar la cinghia fino all’ultimo buco. Tutti sono tenuti a farlo, con una sola eccezione: quella per gli eurocrati di Bruxelles e la loro debordante burocrazia.

Il parlamento europeo di Strasburgo conta 754 parlamentari che hanno a loro disposizione, poveretti, solo 3’000 burocrati e non so quanti “operatori ecologici” per le pulizie indispensabili in un parlamento che si rispetti. Questo baraccone, di cui tutti possono quotidianamente constatare l’inutilità, solo ed esclusivo organo UE con una qualche pretesa di democraticità, visto che parte dei deputati vengono eletti nei rispettivi paesi, viene a costare ai comuni cittadini europei 1,5 miliardi (1’500 milioni) di euro all’anno, che è come dire che ogni parlamentare costa 2 milioni (1’500 : 754, siamo lì) anno per anno. Non può legiferare di propria iniziativa e scade quindi al rango di legislativo che non legifera, è cioè perfettamente inutile, può solo avallare, congiuntamente al Consiglio europeo, le leggi proposte dalla Commissione UE. Deve anche approvare i bilanci, ma in pratica movendo il capo solo in senso antero-posteriore, le spese essendo fissate da contratti firmati dal Consiglio UE e le entrate decise dagli stati membri.

Il parlamento europeo sostiene di rappresentare la vera volontà popolare, cosa così vera che Bruxelles cerca di evitare le votazioni popolari come il diavolo l’acqua santa. Potesse votare il popolo europeo, l’UE sarebbe un ricordo del passato, più remoto che prossimo. I popoli che hanno votato nell’UE (irlandesi, francesi, olandesi e greci, mi sembra), sono tutti stati costretti a rivotare fino a decisione favorevole a Bruxelles, con pressioni di vario e dubbio genere. La realtà vera, quella che non appare mai alla luce perché formulata negli “antri bui”, è che a Bruxelles imperano le “camarillas”, conventicole e combriccole di genere vario e variegato,  costituite da politici delegati (nessuno eletto), superburocrati, esperti e periti di questo e di quello, con tutta una corte di giornalisti e di procacciatori al servizio  di grandi aziende e finanza. Al punto che si parla adesso apertamente del governo della “comitologia”: comitato per questo e comitato per quello, chi ci capisce ancora qualcosa è bravo, ciò che favorisce naturalmente il potere di chi siede ai piani alti.

Una coscienza comune affratella i parlamentari europei, in questo simili come gemelli siamesi ai loro colleghi italiani e non: ritengono che conservare i loro privilegi sia nell’interesse primo e preminente di tutti i cittadini europei. Si sono così attribuiti, tanto per cominciare, un salario annuo di 95’484 euro, cui vanno aggiunti 304 euro per  ogni seduta, per i membri dell’ufficio presidenziale fino ad un massimo annuo di 58’368 euro, per gli altri a dipendenza del numero di sedute a cui partecipano. Non mancano, per fortuna, 51’588 euro di rimborso spese generiche più 4’243 per le faticose  trasferte. E siamo a 191’315 euro all’anno. Evidentemente nessun individuo è in grado di far fronte da solo ad un compito gravoso come quello dei parlamenteri UE. Ecco allora pronta, fino ad un massimo di 21’209 euro al mese, la pecunia per finanziare costi di personale e uffici. Queste spese vanno però documentate al centesimo, e il controllo è severissimo. Comunque vada, se hai la fortuna di avere (o l’intelligenza di procurarti) un’amante con diploma di segretaria, sei a posto: due piccioni con una fava. Te la porti a Strasburgo, con lauto stipendio, a spese di noi gonzi.

L’ufficio presidenziale di cui  dicevo sopra dispone di 43 funzionari solo per la lettura e distribuzione della posta, più del doppio di quelli che sono adibiti ai rapporti con i 500 milioni di cittadini “europei”. Tanto lavoro in favore dei comuni cittadini cadrebbe però nel vuoto se i cittadini stessi non ne venissero a conoscenza. Ecco che i laboriosi parlamentari si sono attribuiti il diritto di invitare amici e conoscenti ad assistere ai lavori, offrendo loro un modesto indennizzo di 285 euro, naturalmente sempre a spese dei contribuenti. Costo medio di questa lodevole e indispensabile iniziativa, anno per anno: 20 milioni di euro. Al termine dei lavori i deputati devono naturalmente rientrare in albergo o recarsi all’aeroporto. Visto il costo esorbitante dei taxi, li lasciano ai contribuenti, i deputati hanno a disposizione un servizio di auto, non so se blu, rosse o di altro colore, con relativi autisti, del costo di più di 4 milioni annui. Il lavoro dei deputati è complesso e anche difficile, deve quindi svolgersi in una lingua conosciuta a fondo, per esempio nelle 27 o più lingue dei paesi membri, che talora sono bi- o addirittura trilingue. Da qui la necessità di un adeguato servizio di interpreti in simultanea e traduttori in 27 o 28 o 29 lingue. Pretendere da un deputato europeo come condicio sine qua non la conoscenza dell’inglese o del francese sarebbe stato offensivo per l’idioma di Bulgaria o di Lettonia, tanto per dire.

Un deputato inglese euroscettico, Nigel Farage, ha detto e messo nero su bianco che in realtà il parlamento europeo serve solo da rete di mascheramento per impedire che si riesca a capire come si concretizzi il troppo  potere dei Barroso, van Rompuy e coorte di commissari. L’ineffabile Martin Schulz, socialista tedesco che da (troppi) anni presiede il parlamento europeo, si è lamentato della qualità dei cittadini, che non accordano la fiducia e neppure il rispetto dovuti alle istituzioni europee. Per riconquistarsi  la stima il parlamento investe generosamente, naturalmente sempre a spese del contribuente, in progetti, portali elettronici e televisioni, da EuroparlTV a Euro-News. I fondi non mancano, i risultati si.

Per finire, un’informazione di dettaglio: il parlamento di Strasburgo in realtà ha 3 sedi, come il Ticino dell’Ottocento: Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo. Era una scelta simbolica. Adesso è un simbolo dell’inefficienza e degli sperperi dell’UE. A Strasburgo si tengono sedute una volta al mese, a Bruxelles durante 3 settimane al mese, a Lussemburgo stanno i burocrati con l’amministrazione, la biblioteca e i servizi di traduzione. Una volta al mese colonne di autoveicoli trasportano 754 deputati, 3’000 burocrati e centinaia di giornalisti e procacciatori, con montagne di documenti, dal Belgio a Strasburgo e ritorno. Questa specie di Circus Knie si mette in movimento 12 volte all’anno. Un’insensatezza qualificata. Perché non si resta a Bruxelles, dove già si sta per 3 settimane? Semplice: la Francia si oppone. Per evitare la perdita per gli alberghi della cittadina alsaziana, stimata in 200 milioni di euro all’anno, la Francia fa spendere più di un miliardo ai contribuenti europei. Un istituto inglese specializzato in ecologia ha calcolato che l’andirivieni parlamentare produce, anno per anno, 19’000 tonnellate di anidride carbonica, CO2.  È la prova che non è vero che il parlamento europeo sia improduttivo!

Gianfranco Soldati