rugiada v

Ho vegliato il primo canto del gallo
dopo la sonnolenta notte sotto l’arco di stelle.
Stanotte ho contato i minuti e le ore
ho visto la luna salire smembrata
colpita da un feroce uragano.
Il vento scompigliato ha bevuto la rugiada
io recitavo rosari a bocca arsa
alla fonte irritata dei miracoli
ai pozzi di bronzo
ove l’occhio di colomba ubbidì ai soli lontani
tramontati. L’ora è innocente delle cose
bianca come le pagine d’un libro non ancora scritto
trame di porpora crisalide dormiente.
I giorni si dileguano e le notti con le loro ombre.
All’alba abbracciate sono le grandi solitudini
a migliaia mangiano le pietre
sotto le fontane senza acqua della luna.
Calzano la maschera di ferro i conigli decorati
da leoni ruggiscono alla preda
stesa a bocconi… dal corpo spiumato.

Tommasina Bubba Francescoli