Love storyImmagine dal film “Love story”

Ho provocato io stesso questo articolo quando ho scritto a Giuditta: “Mi piacerebbe un pezzo sull’asse Savoia-Zali”, tema di grande attualità nel cantone Ticino. Non l’avessi mai fatto! La giovane, aggressiva, fantasiosa, brillante giornalista mi ha mandato a tambur battente questo articolo, che mi ha lievemente scioccato e che pubblico all’istante (è giunto in Redazione 10 minuti fa), tale e quale.

Come chiunque comprenderà, le opinioni dell’Autrice sono abbastanza lontane da quelle del professor De Maria, vecchio reazionario fuori dalla mischia, bonaccione un po’ con tutti. A maggior ragione vale la pena di leggere ed, eventualmente, di scandalizzarsi alle ardite esternazioni di Giuditta Mosca. Oportet ut scandala eveniant! 

Nota. Quando Giuditta scrive papale papale “Zali è disposto a disfarsi della zavorra…”, io mi vedo questa giornalista d’assalto nell’atto di lanciare un “cocktail molotov” nel bel mezzo della piazza. Avrei potuto/dovuto censurarla? Ma no, queste cose io non le faccio! Ho però aggiunto alcune note personali ai passaggi più sensibili (ore 15.25)

Giuditta smLa stampa locale ha già abbondantemente parlato della love story che animerà la prossima primavera, dando per certo che la coppia convolerà a nozze e che la relazione durerà almeno i quattro anni necessari a raggiungere la fine della prossima legislatura.

Più che di un matrimonio d’amore sembra però un matrimonio combinato da due famiglie, i Verdi e La Lega, che ripongono grandi speranze negli effetti benefici della relazione tra Savoia e Zali. Relazione che però è ancora ferma ai primi timidi ammiccamenti, occorre che i due si conoscano meglio e che provino un periodo di convivenza; le poche settimane che mancano al 19 aprile potrebbero non essere sufficienti per fare le prove generali.

Al momento è tutto in forse: è in forse la conferma di Zali così come è in forse l’elezione di Savoia. Il ministro uscente ha perso qualche punto, con la sua “taxmania” tanto lontana dalle linee del partito ma gli va riconosciuta l’intelligenza e quel filo di umiltà (e qui i politici ticinesi hanno tanto da imparare) necessari ad avergli imposto di ingranare la retromarcia e tornare sui suoi passi.

Mentre la stampa parla del connubio che tinge di verde lo stemma della Lega, Savoia sul suo blog si dichiara orgogliosamente populista, mossa di self-marketing saggia, puntuale e persino “volpesca”, perché le capacità mediatiche di Savoia, in Ticino, non sono seconde a nessuno (e qui sono tutti i partiti rivali che dovrebbero studiare meglio le capacità di diffusione del coordinatore dei verdi).

Zali, dal canto suo, è disposto a disfarsi della zavorra del secondo seggio leghista [questa poi! nota della Red] pur di mantenerne uno (il suo), lanciando un’ancora a Savoia, aprendo così le porte ad un grande timore, quello dell’ingovernabilità di un Ticino pentapartitico. Un PPD, un PLR, un socialista, un leghista e un esponente dei verdi. Ci vorrebbe una larga intesa che, ad osservare le pedine sullo scacchiere, può essere garantita solo dall’asse “Zali – Savoia”, a patto che il primo resti al Dipartimento del Territorio e che le sue decisioni non indispettiscano il secondo. Un matrimonio molto fragile che non offre garanzie di stabilità. E, naturalmente, a patto che questo matrimonio “s’abbia da fare”. Garanzie zero, incognite tante.

A correre in soccorso all’alleanza tra Savoia e Zali c’è la clamorosa autorete (da 30 metri, in rovesciata e con il vento a sfavore) di Rocco Cattaneo che ben dimostra lo stato di salute des libéraux-radicaux. L’affondo del presidente PLR riesce a fare girare nella tomba, in un solo colpo, sia Montesquieu sia Voltaire. Fuori luogo, fuori tempo e perlomeno sospetto: questo gettare fango sul nemico potrebbe essere inteso come un volere distogliere gli occhi del cittadino da un programma, quello del PLR, piuttosto fallace e da una lista deboluccia, soprattutto dopo la defezione di Mauro Antonini, uomo al posto giusto purtroppo non al momento giusto.

In breve: Zali sostiene di volersi schierare al di fuori delle logiche economiche e Cattaneo gli risponde che il suo stipendio di giudice prima e di ministro poi gli è versato grazie alle logiche dalle quali si distanzia. Così è fin troppo facile, occorre ricordare a Cattaneo che i pilastri su cui poggiano le fondamenta di uno stato sono tre e tre soltanto: il cittadino, il territorio e l’ordinamento giuridico. Prima del 2011 il suo partito ha sempre occupato due delle cinque poltrone riservate ai ministri e l’attualità dimostra ampiamente che tutti e tre i pilastri sono stati minati, anche a causa dei poteri forti che hanno trasmutato il mercato del lavoro, hanno snaturato il territorio (senza dare molto in cambio) e hanno penetrato – con estrema facilità – le crepe lasciate aperte dall’ordinamento giuridico. Alla stessa stregua va ricordato a Cattaneo che lui e il partito che presiede esistono per portare al governo la voce del popolo e non quella dei poteri forti. La lunghissima militanza nell’Esecutivo del partito presieduto da Cattaneo (peraltro con due seggi) non gli lascia alibi: il PLR è tra i responsabili dello sfacelo ticinese, a Camorino dovrebbero guardare la trave nel proprio occhio.

Oltre all’affondo, comunque gratuito e claudicante, il PLR appare davvero fuori forma, sembra quasi non abbia afferrato i veri problemi dei ticinesi, in linea con l’altro partito storico, quel PPD tanto arrugginito che tocca l’apice della propria notorietà solo grazie alle pericolose affermazioni fatte da Beltraminelli sul web, vetrina che di norma sceglie per mostrare tutta la sua inadeguatezza.

Il Ticino si trova ad un bivio: o riprendere quota o consegnarsi, spalle al muro, ad un ulteriore quadriennio di sofferenze. Per rilanciarsi occorre puntare sui ticinesi e le loro necessità e non sulle linee programmatiche – spesso sterili e inconcludenti – dei partiti. Se i politici stanno giocando carte azzardate per tentare il tutto per tutto, altrettanto potrebbero fare i cittadini, dando spazio ad una formula di governo inedita per il Ticino: quell’UDC che pecca in comunicazione ma che vanta tra le proprie fila persone al di sopra delle parti e che si sono già dimostrate realmente capaci di dialogare con tutti nell’interesse dei ticinesi e del Ticino. Giova ripeterlo: nell’interesse dei ticinesi e del Ticino. Senza questi il Ticino non esisterebbe. Quattro anni fa l’UDC ha rinunciato alla corsa al Consiglio di Stato, appoggiando però l’ascesa della Lega, il cui operato è stato in parte viziato dagli avvicendamenti di Borradori, Barra e Zali ma che, in ogni caso, non raggiunge la sufficienza e che ha mostrato le debolezze del partito di Via Monte Boglia, entrato in un vortice di conflitti pesanti con tutte le altre forze di governo.

Le larghe intese, di cui oggi il Ticino ha grande bisogno, al momento possono essere garantite dall’UDC e dai suoi uomini (Pinoja e Del Don su tutti), gli unici nel panorama politico ticinese capaci di concentrarsi sull’essenziale e fissare le giuste priorità. Capaci anche di convivere con realtà differenti, così come ha fatto con la Lega e come sta facendo con La Destra. [La Red ha notoriamente buoni rapporti con “la Destra” (UDC + AL + UDF) – in aggiunta il più importante collaboratore esterno del portale è presidente onorario dell’UDC – ma non vede come una forza nettamente minoritaria, senza accesso nell’immediato futuro al Governo, possa “garantire” “larghe intese”]

Una previsione? Più facile fare sei al lotto. L’attuale Consiglio di Stato sarà ridisegnato per quattro quinti. Oltre al ministro Sadis dovranno svuotare i propri uffici Beltraminelli, Bertoli e Gobbi. [Una profezia che farà sobbalzare sulla sedia alcune persone! ndR]

I Verdi hanno un problema di metonimia: citando il nome di Savoia non ci si appella “alla parte per il tutto”, oggi Savoia è tutto il movimento dei Verdi, un partito che dipende in tutto e per tutto dal proprio leader. E questo potrebbe non essere un bene, la Lega sa benissimo cosa significhi perdere il proprio “one man show”. Bisogna comprendere se i Verdi vogliono provare un’esperienza a Bellinzona (il Ticino di oggi non può essere un laboratorio) o se vogliono diventare una forza politica con un trend in crescita per i prossimi anni.

L’UDC deve darsi da fare – sul piano della comunicazione – per entrare nelle case della gente [forse Gabriele potrebbe ingaggiare Giuditta, ndR]. Il PLR sta sprecando energie: al posto di convogliarle nel diffondere la mentalità del “giovane è bello” (i candidati sono giovanissimi) sta facendo di tutto per apparire antipatico all’elettorato di ogni colore e bandiera. E se perdesse il proprio seggio? [Questa però è una provocazione esagerata e del tutto incredibile. È opinione comune che il PLR abbia una chance reale di recuperare il secondo seggio, ndR].

Giuditta Mosca