venezia-5Dopo il debutto al “Watermark”, progetto dell’Art Space (ARS) collocato nella parrocchia di San Nicola di Tolentino, sito storico di Venezia, la creatrice delle splendide bambole di porcellana Julia Kataya condivide con noi la sua esperienza d’artista e ci invita a partecipare alla sua esposizione, dedicata alla raffinata bellezza delle creazioni d’arte, in una città unica al mondo.

venezia-10Il periodo prescelto per l’evento è quello in prossimità delle feste natalizie, il preferito di Josif Brodskij, quando la nebbia, i colori, il suono dell’acqua secondo il poeta non sono disturbati dal caos e dalla folla dei turisti, creando un clima ideale per rendere omaggio alla bellezza della città.

Eva Amos, ideatrice del progetto, che è stata ispirata dal poeta russo nella scelta del luogo per la sua realizzazione, così si è espressa sul lavoro di Julia Kataya: l’artista “con provocatoria volontà ci mostra attraverso le sue creature l’allegoria dei momenti più delicati e passeggeri delle nostre vite; l’infanzia e gli oggetti della giovinezza rielaborati in porcellane e rivestiti di tessuti classici per un omaggio all’inconsapevole spensieratezza della nostra gioventù”.

Olga Daniele   Julia, per la prima volta da quando crei esponi le tue creature al giudizio del pubblico. Come è iniziato il tuo cammino professionale? Come hai affrontato i primi contatti esterni con la verifica dei risultati del tuo lavoro? Come hai reagito sul piano emotivo?

Julia Kataya  In precedenza ho lavorato nell’antiquariato e sono esperta nel restauro di oggetti d’arte in porcellana. Sono venuta a conoscenza delle BJD (Balls Joined Dolls) tramite un Forum dell’artigianato e ho partecipato al procedimento di elaborazione di una bambola snodabile dalla A alla Z; da quel momento mi sono sentita molto coinvolta e ho preso la decisione di provare le mie forze affrontando il mestiere. Sono diventata una creatrice di piccole ed uniche opere d’arte, le mie bambole snodabili fatte in porcellana. Ogni sera vado in cerca di nuove ispirazioni e mi circondo delle mie bambole per creare nuove fusioni, varianti e abbinamenti. A volte le vedo di notte quando dormo e così il mattino seguente mi faccio subito uno schizzo in vista della creazione della prossima bambola.
Ovviamente il momento decisivo è stato quando ho accettato la proposta di esporre per la prima volta il mio lavoro, che fino a quel momento avevo custodito in casa, come un tesoro. Ero molto emozionata. Ma tutto è andato molto bene. Mi piaceva osservare il pubblico che guardava con attenzione le mie bambole, sembrava che si fosse creato un discorso muto tra il visitatore e l’oggetto. Le mie bambole secondo me hanno preso ancora più vita dopo il loro viaggio a Venezia.

venezia-6OD  Tutte le tue creazioni sono pezzi unici fatti a mano fino all’ultimo millimetro, è un lavoro lungo e complicato.  Qual è secondo te la chiave per realizzare una bambola perfetta?

JK Prima di tutto bisogna ammettere che per i “connaisseurs” e i collezionisti è assolutamente essenziale che ogni bambola sia un lavoro d’autore, un pezzo unico e non una copia. Le copie non possono essere esibite in mostre riservate ai collezionisti BJD. Per ottenere l’aspetto “vivo” che distingue le bambole snodabili dalle bambole normali, quelle sono dipinte a mano da artisti professionisti, ma talvolta anche dai proprietari stessi, ciò che può spiegare una certa rassomiglianza. Una creazione vera d’artista sa piegare le braccia, le gambe e qualche volte le dita, ha dunque nodi nel collo, nelle spalle, nei gomiti, nelle caviglie, in qualche parte del torso, delle anche, delle ginocchia, dei polsi e delle falangi,  e sa prendere quasi tutte le posture umane. Una bambola “perfetta” (per ogni creatore, la sua…) scaturirebbe da un insieme di vari aspetti e di varie qualità: la paletta dei colori, l’abbigliamento, la morfologia, persino il “carattere”…

venezia-9OD: La storia delle BJD  prende I suoi inizi negli anni 200 AC e le prime bambole greche e romane sono state realizzate in legno e ceramica. Le tue creazioni sono rigorosamente fatte in porcellana. Spiegaci la scelta di questo materiale e qualche segreto della sua lavorazione.

JK L’epoca moderna della produzione BJD inizia in Europa occidentale verso la fine del XIX secolo. All’inizio del XX  secolo i maestri francesi e tedeschi divennero famosi per le loro bambole snodabili in porcellana, di dimensioni variabili, da 15 a 100 cm. Al giorno d’oggi queste bambole sono oggetti di gran pregio e ricercate dai collezionisti. Personalmente, fino a poco tempo fa eseguivo lavori di restauro, anche di bambole in porcellana. Per questo motivo il materiale mi è ben conosciuto e sono padrona di molti segreti della sua lavorazione. Seguendo la tecnica della nota maestra indiana Ester Marker produco bambole snodabili in porcellana “a freddo”, senza scaldare il materiale. Un altro passaggio molto importante nella lavorazione consiste nel lucidare attentamente la delicata superficie della porcellana sino a raggiungere la perfezione.

venezia-7OD  Quella delle bambole snodabili è una moda molto diffusa, soprattutto in Giappone. Ma lei ha scelto l’Italia e ha scelto Venezia – “Watermark”. Da che cosa è stata dettata questa decisione?

JK  Il mercato giapponese è conosciuto soprattutto per la Compagnia Volks, la quale negli anni 90 ha prodotto la bambola snodabile conosciuta come “Dolfie”,  fatta appositamente per i collezionisti. Visto il successo ottenuto dal prodotto, dopo poco più di 10 anni la Compagnia ha presentato la “Super Dolfie” di 57 cm. Attenzione però! Si tratta di una produzione industriale e non di pezzi unici d’autore. Il Giappone ha conquistato un posto importante nella realtà della BJD, ma i princìpi della bambola snodabile contemporanea sono senza dubbio stati fondati dai maestri Europei, tra gli quali è molto conosciuto il nome del tedesco Hans Bellmer. È stato lui nel 1930 il primo a interpretare il concetto BJD per farne un oggetto della moda.
A proposito di Venezia, essa è una città che ha un rapporto speciale con tutto ciò che riguarda le tradizioni, il costume, le bambole, le maschere, i travestimenti – è un’arena viva, un contesto dove ho immaginato di inserire le mie creazioni. E quando fortunatamente ho ricevuto l’invito per la partecipazione alla “Watermark”, nonostante tanti timori non ho potuto dire di no.

venezia-4OD  Sono state presenti diverse forme d’arte durante l’esposizione – fotografia, pittura, scultura, persino moda d’autore. Come si è sentita inserita in questo contesto, il risultato ha soddisfatto le sue aspettative?

JK  La decisione dell’organizzatrice dell’esposizione, personalità molto creativa, di coinvolgere e mettere assieme diversi concetti ha permesso di creare  un ambiente d’arte a 360 gradi. Noi, artisti così diversi ma proprio per quel motivo uniti sotto uno stesso tetto, abbiamo esposto ognuno il suo lavoro ed alla fine ci siamo accorti di aver imparato qualcosa di nuovo! Il risultato ha davvero superato le mie aspettative.

OD Ogni artista desidera rendere il proprio lavoro unico. Qual è la sua firma d’autore, un  segno di riconoscimento caratteristico che possiedono solo le sue creazioni?

JK  Gli artisti che conosco sono persone estremamente sensibili, talvolta impulsive e addirittura esagerate. Impiegare un mese intero per creare una bambola, non è raro che accada. Può capitare anche a me, in questo non faccio eccezione. E tutte le creazioni finali di un artista, che investe prima di tutto la sua fantasia, il suo cuore, il suo lavoro e… la sua pazienza prendono fatalmente una forte impronta dal loro autore. Io tramite il mio lavoro cerco sempre prima di tutto di esprimere amore, in una stupenda e fragile trasparenza.

L’arte di Julia Kataya ispirerebbe ancora numerose domande, soprattutto  perché l’artista ha in preparazione un progetto con la galleria d’Arte di Monte Carlo, avente per tema David Bowie. Ma le riserviamo per il nostro prossimo incontro!

Intervista di Olga Daniele (a sinistra nella foto, con Flavia, gallerista a Monte Carlo)

Esclusiva di Ticinolive