L’Associazione dei Liberi pensatori si batte da sempre per il diritto dell’individuo alla libera scelta in materia religiosa. In questo senso e più in generale difendiamo l’autodeterminazione nella vita e nella morte, soprattutto laddove si sia di fronte a malattie terminali.

Per questo motivo riteniamo necessario intervenire sul modo in cui i media stanno trattando il tema del suicidio assistito in questi giorni. In particolare siamo preoccupati su come è letta la questione della pianificazione urbana e degli spazi da dedicare all’accompagnamento di chi sceglie di affrontare così questa fase terminale della vita.

Mentre laRegione mercoledì 15 febbraio ha parlato di ‘casa della morte’ *** a proposito del centro di Melano (bocciato dal Consiglio di Stato per ragioni apparentemente urbanistiche), il Corriere del Ticino lancia sabato 18 febbraio un ‘La dolce morte piomba su Chiasso’, quasi che il suicidio assistito rappresentasse una calamità naturale. Il tutto era accompagnato dall’intervento di un noto consigliere comunale del PPD su un presunto caso di “morte sospetta” nella cittadina di confine.

*** Ticinolive era andato, audacemente, oltre, non esitando a coniare l’espressione “Partito della morte”; con ciò suscitando le vivaci proteste dell’on. Jacques Ducry [ndR]

Queste notizie distorcono la realtà. In Svizzera il suicidio assistito è considerato dall’art. 115 del Codice penale un atto non punibile. Non a caso il Canton Vaud ha introdotto già qualche anno fa, con una votazione popolare, una regolamentazione cantonale che consente il suicidio assistito negli ospedali e in altri luoghi pubblici. E non a caso il Consiglio federale, proprio riferendosi al Codice penale, ha rinunciato a fissare delle regole sulla questione.

Sempre a livello nazionale, il tentativo di lanciare un’iniziativa popolare per vietare l’accompagnamento alla morte è miseramente fallito. In Svizzera il rispetto delle libertà individuali sui grandi temi della vita è un concetto largamente diffuso. In Ticino invece si fatica a trovare soluzioni. E così il suicidio assistito continua a non essere permesso negli ospedali e si usano argomentazioni pretestuose per negarlo, come quella della precedenza alle cure palliative per i malati in fase terminale. Queste sono sicuramente preferibili all’accanimento terapeutico, ma non possono e non devono escludere la libertà di scelta della persona.

È partendo da questo principio, quello della libertà di scelta individuale appunto, che i Liberi pensatori ribadiscono il loro sostegno alla via del suicidio assistito per chi lo desidera. Bisogna finalmente superare resistenze ataviche, in particolare quelle moraliste basate solo sulla religione.

Associazione dei Liberi pensatori, Sezione Ticino