Pubblicato nel CdT e riproposto con il consenso dell’Autore e della testata

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Coraggio, ancora una decina di giorni e poi il tormentone Billag sarà finito. Anche l’Associazione dei maestri come pure Swiss Olympic e il Consiglio amministrativo della parte cattolica del Canton San Gallo invitano a votare no. Il bombastico, spesso banalmente ripetitivo, prolisso ed esagerato dibattito ha distratto da altri temi più importanti per il futuro della Svizzera. Tra l’altro, quasi quasi ci si dimentica che il 4 marzo si vota anche sul Nuovo ordinamento finanziario 2021.

Nell’improbabile caso di un voto negativo alla Confederazione mancherebbero non 1,2 bensì 43,51 miliardi di franchi. Sarebbe stato utile dedicare del tempo al riesame dell’intero assetto della fiscalità che necessita forse strutture nuove anche per meglio difenderci dalla pressione internazionale volta a punire l’ordinamento fiscale dei Paesi meglio amministrati.

Ci siamo distratti anche dalla Riforma III dell’imposizione delle imprese bis che verrà in discussione nella prossima sessione del Parlamento. Anche qui l’indebita pressione dell’Unione europea (Ecofin) che si diletta a metterci su liste grigie perché a loro dire le nostre pratiche non sono conformi alla fiscalità europea.

Dovremmo cercare di individuare soluzioni intelligenti che nonostante gli interessi e l’invidia dell’UE evitino l’esodo dalla Svizzera di società internazionali oggi a statuto fiscale particolare con conseguente messa in pericolo diretta o indiretta di decine di migliaia di posti di lavoro. Ne parleremo.

Infine nei cinque mesi del troppo lungo dibattito Billag la Germania si è affannata a trovare un nuovo Governo che sostituisse la coalizione uscente sconfitta alle urne. Ne è risultato alla fine un Governo, come lo definisce la stampa germanica, sostanzialmente socialista presieduto dalla Merkel. La CDU, terrorizzata di dover adire a nuove elezioni, ha dovuto cedere anche il Ministero delle finanze per anni detenuto da Schäuble garante del rigore finanziario nell’UE. Una Merkel indebolita e sul viale del tramonto. Ma indebolita anche dai due trentenni Macron e Kurz che liberatisi dai riti soliti di partiti tradizionali ormai bolsi praticamente demoliti in Francia e rivoltati come un calzino in Austria sono alla testa dei due Paesi. Macron, competente e determinato, punta alla rinascita di un’Europa centralizzata a direzione francese come ai tempi di Giscard d’Estaing e Mitterrand ed è alla testa della coalizione dei Paesi spendaccioni che puntano a farsi garantire (pagare) i propri debiti dalla Germania. Kurz è il capofila dei Paesi della Mitteleuropa ferocemente contrari alle richieste dell’Unione europea di cedere parte della sovranità e schierati per una politica di rigoroso sbarramento ai flussi di migranti economici.

Possibili quindi nuovi equilibri all’interno dell’UE paralizzata nell’attesa del nuovo Governo in Germania e già in agitazione per la successione Juncker. Quali le eventuali influenze sui nostri non facili rapporti con Bruxelles? In questi casi «il est urgent d’attendre». Oso sperare che sul tema della difesa dei nostri interessi fiscali come pure per gli altri potremo contare su un intenso impegno e zelo dei nostri politici pari a quello sviluppato contro l’iniziativa «No Billag».

Qualche atteggiamento potrebbe ricordarci l’ironica descrizione di quel Consiglio d’amministrazione che doveva decidere sulla partecipazione ad un complesso investimento nell’intelligenza artificiale e contemporaneamente sull’acquisto di un motorino per il fattorino. L’importante partecipazione in relazione con l’intelligenza artificiale venne approvata senza discussione, sull’acquisto del mezzo di trasporto, per contro, tutti i consiglieri presero la parola perché ognuno sapeva cos’è un motorino e tutti conoscevano il fattorino, che oltre tutto si era raccomandato.

Tito Tettamanti